Roma, un nuovo “Civico giusto” nella chiesa Ss Redentore di Val Melaina: i due parroci nascosero i perseguitati dal nazifascismo
Dopo i Parioli ora è il turno del quartiere Val Melaina e della Parrocchia del Ss. Redentore. Giovedì 20 gennaio infatti, sull’entrata principale della chiesa, è stato affisso un altro ‘’Civico giusto’’. La targa ricorda le storie di don Adolfo Petriconi e don Parisio Curzi, parroco e vice parroco che negli anni ’40 nascosero alcuni perseguitati politici salvandoli dal nazifascismo. Tra questi anche un giovane Emilio Colombo che anni dopo ricoprirà la carica di presidente del Parlamento europeo dal 1977 al 1979. Per quello che avevano fatto, i due sacerdoti furono imprigionati al Regina Coeli e solo con l’intervento del Vaticano evitarono la condanna a morte.
Il progetto, promosso da “Romabpa – Mamma Roma e i suoi figli minori”, vuole celebrare il coraggio di quegli uomini, donne e famiglie che “non si sono girati dall’altra parte’’ e, rischiando la propria vita, hanno nascosto ebrei, partigiani e perseguitati politici nelle loro case, quelle stesse sulle quali oggi viene affisso il Civico giusto, una mattonella in bronzo opera dell’artista Dante Mortet. “Continua il nostro lavoro che punta a rimettere la storia al suo posto – dichiara Paolo Masini, ideatore e coordinatore del progetto – Un percorso corale e appassionato che vede come protagonisti scuole e personaggi della cultura legati alla capitale.’’ Sì, perché alla realizzazione del mini documentario, che racconta le vicende dei due parroci (visibile appoggiando il cellulare sul Qr presente sull’insegna) hanno partecipato gli studenti del Bramante, istituto del quartiere in cui si trova la parrocchia del Ss. Redentore.
‘’Si tratta di singoli atti di straordinario impegno, passione e antifascismo che moltiplicati hanno permesso al nostro paese di riguadagnare pace e libertà – aggiunge Paolo Marchionne, presidente del Terzo Municipio che ha sostenuto l’iniziativa – tutte queste storie rischiavano di essere dimenticate.’’ “Il Civico giusto – fa eco Massimo Pronio, responsabile comunicazione della Rappresentanza in Italia della Commissione europea che collabora al progetto – mantiene viva la memoria di coloro che hanno deciso di rischiare la propria vita per salvare tanti ebrei e perseguitati.”
Ed è proprio prendendo spunto dai Civici giusti e dalle Pietre di inciampo, i piccoli blocchi di ottone posti davanti alle case in cui abitavano le vittime prima di essere deportate, che nascono i tre romanzi di Andrea Delmonte Sono nel vento, ambientati a Roma, Bologna e Milano (editi da Paper First). Protagonisti sono due studenti delle superiori che, grazie a un professore appassionato e giovanile, visitano diversi luoghi delle tre città e scoprono chi li ha animati, partendo proprio dalle storie celate dietro alle Pietre di inciampo e ai Civici giusti. A Roma il percorso parte dal Portico d’Ottavia grazie al quale il professore racconta la storia dei ghetti in Italia dal 1500 a oggi, si sposta poi a narrare la tragedia degli ebrei romani nel 1943, dove non mancano però figure positive come quella del dottor Borromeo, che in quegli anni nasconde una cinquantina di ebrei nell’Ospedale Fatebenefratelli, per poi passare dalla Sinagoga e finire davanti alla biblioteca della scuola intitolata a Maria Piazza. Un viaggio ricco di colpi di scena, attraverso il quale i giovani attiveranno la memoria, scopriranno la Shoah e la vedranno con occhi diversi.
“Sono nel vento”
Il racconto della Shoah tra pietre d’inciampo e Civici giusti
In edicola e in libreria dal 13 gennaio (edizioni Paper First)
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