Il Re Lear di Anà-Thema: «Riflessione sul confine tra follia e normalità»
Luca Ferri racconta l’opera in scena al teatro della Corte di Osoppo
OSOPPO. Quasi a chiudere un cerchio che lo ha portato a confrontarsi con il grande Bardo, ora Luca Ferri con la sua formazione Anà-Thema teatro si appresta, domenica 30 gennaio al teatro della Corte di Osoppo, ad affrontare, dopo Amleto e Otello, un altro grande classico di Shakespeare, Re Lear, ovvero la storia di una follia, quella del vecchio re tradito e abbandonato dalle due figlie cui ha destinato il regno nell’illusione di essere da queste curato e protetto nella vecchiaia, follia che diventa paradossalmente strumento di salvezza da una realtà sempre più dolorosa e violenta.
«Naturalmente – spiega Luca Ferri – il testo shakespeariano, come già nei due precedenti diventa un pretesto, uno stimolo a riflettere sul labile confine, che a teatro poi trova la sua più evidente e affascinante collocazione, tra realtà e finzione, tra follia e normalità. Lo spettacolo arriva dopo diversi laboratori riguardanti la psicologia dei personaggi. Da qui la riscrittura del testo in cui la storia di Re Lear è utilizzata per raccontare quella di un attore, imprigionato nell’ultimo ruolo, che è quello del Lear appunto, e si trova in un momento di grande difficoltà psichica. Da qui anche il suo internamento in un ospedale psichiatrico».
L’azione si svolge infatti in una stanza asettica che il protagonista divide con altri due pazienti, tutti sottoposti a una terapia sperimentale, che riserverà nel corso dello spettacolo una serie coinvolgente di colpi di scena. «Senza peraltro – ancora Ferri – che allo spettatore sia negata la storia del Re Lear shakespeariano, perché nel gioco di identificazione con il suo ruolo, il protagonista rivive la storia del suo personaggio, nel conflitto con le figlie, ad esempio o nel suo rapporto con il Matto, che ritrova in uno dei pazienti suoi compagni di stanza e a cui passerà la corona di carta che si è portato dietro».
Re Lear diventa Re Liar, ossia Re Bugiardo. «Perché a fare da sottotesto al copione c’è un ragionamento, una tensione drammatica ed emotiva, legati alla bugia che investe il protagonista che non è ed è al tempo stesso Lear: insomma è l’antico gioco del teatro che racconta la realtà attraverso la finzione, il che ci dà il destro per una riflessione metateatrale, che credo sia ancora oggi centrale nel fare teatro: raccontare e rappresentare il paradosso della finzione teatrale che finisce con l’essere più vera della realtà che rappresenta».
Con Luca Ferri anche regista e adattatore del testo anche gli attori Luca Marchioro, Massimiliano Kodric e Alberto Fornasati. Appuntamento al Teatro della Corte domenica 30 gennaio, alle 18.