Amputati dalla guerra in Siria e accolti a Siena: «Ora Mustafa è anche figlio vostro»
Quando arrivano è quasi notte. Dietro le tapparelle chiuse si intravedono le luci delle tv accese. Chissà se i 1.500 abitanti di questo paese, che da Siena si raggiunge attraverso un ponte distrutto nel 1944 dall’esercito tedesco in fuga e poi ricostruito pari pari nel dopoguerra, sanno che qui fuori sta arrivando la storia.
Mustafa El Neezel, 5 anni, arriva nell’alloggio dietro la chiesa in braccio al papà che è su una sedia a rotelle. Indossa un completo di jeans, i pantaloni arrotolati sopra le gambe che ancora non ha. Gli occhi gonfi dal sonno. Sorride, come in quella foto che ha fatto il giro del mondo: lui, nato senza arti (con tutta probabilità, per le conseguenze di un attacco chimico subito dalla madre, Zeynep, quando era incinta) in braccio al padre, Muzrin, appoggiato sulle stampelle perché non ha una gamba.
Una foto simbolo della guerra civile siriana, che ha fatto il giro del mondo e che, con un tam tam di solidarietà e diplomazia, gli ha consentito di essere qui oggi, ad Arbia, frazione del comune di Asciano, profonda Toscana, dove Mustafa e la sua famiglia inizieranno una nuova vita. Padre e figlio verranno curati e il piccolo potrà realizzare il suo sogno, che per gli altri è la normalità: avere le gambe.
«È felicissimo. Lo siamo tutti. Non ci sembra nemmeno vero», racconta rapidamente il padre, al telefono, prima di prendere il volo da Istanbul diretto a Fiumicino e lasciarsi tutto alle spalle.
La loro storia parte da lontano, ma si può prendere come data di partenza il 2017. La guerra civile in Siria va avanti da sei anni. Muzrin e la moglie sono in un mercato di Idlib, cittadina al confine con la Turchia, all’epoca sotto il controllo dei ribelli. Gli aerei di Assad sganciano gas tossici. È un massacro: almeno 72 morti, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani tra cui venti bambini e diciassette donne. Muzrin perde una gamba, la moglie è incinta di Mustafa. Vengono portati entrambi in Turchia in ambulanza ma i farmaci che curano la donna o il gas nervino inalato danneggiano irreparabilmente il feto. Mustafa nasce con tetra-amelia.
È in questo momento che decidono di lasciare il loro paese, la Siria, per sempre, e cercare rifugio in una Turchia in cui non si sentiranno mai a casa. «In Siria, la nostra abitazione era stata distrutta. In Turchia siamo arrivati solo con i vestiti addosso e non siamo riusciti a riprenderci», ricorda Muzrin.
Lì, però, nel gennaio del 2021, incontrano per caso un fotografo turco, Mehmet Aslan, che li ascolta, li vuole conoscere meglio, decide di fare un progetto fotografico con loro per poterli aiutare. Scatta quella foto finita su tutti i giornali del mondo e che si aggiudica il Sipa 2021 (Siena international foto awards) . Un premio che questa volta non si ferma qui. Parte una raccolta fondi di sulla piattaforma GoFundMe con l’obiettivo di trovare i soldi per dare, o ridare, gambe e braccia a padre e figlio. Una raccolta fondi ad oggi arrivata a 100mila euro. «La raccolta fondi va avanti - informano dal Sipa -, ma intanto ringraziamo le migliaia di persone rimaste profondamente colpite dalla foto scattata dal fotografo turco Mehmet Aslan e tutti coloro che hanno contributo». Con l’intervento di Farnesina e governo, la famiglia arriva in Italia e qui vivrà. Sarà il centro protesi Vigorso di Budrio (Bologna) ad occuparsi della realizzazione degli interventi protesici.
Il sindaco di Siena, Luigi De Mossi, è quasi commosso. «Il nostro Comune co-organizzatore del festival Sipa che ha lanciato l’ondata emotiva – ricorda –, è stato in prima fila in questa bella storia di solidarietà, a dimostrazione ancora una volta del senso civico della nostra comunità. Per entrambi, padre e figlio, ci sarà la speranza di tornare a nuova vita». Li vuole incontrare e lo farà appena la famiglia uscirà dalla quarantena. «Ringrazio tutti gli attori, istituzionali e non, che hanno fattivamente contribuito affinché si concretizzasse questa favola – aggiunge – e che altrettanto fattivamente contribuiranno per il loro percorso di cure».
Il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino, nel primo pomeriggio, gira un video direttamente dalla casa che li ospiterà. «Ci auguriamo che sia una bella esperienza – dice –, soprattutto un’occasione che possiamo dare a questo nucleo familiare di superare una grave difficoltà. Una condivisione, una esperienza come altre di accoglienza che veramente vorremmo portasse al bene di loro e di tutte le persone che incontriamo».
La famiglia arriva a Fiumicino alle cinque del pomeriggio. Ad attenderli ci sono i rappresentanti della diocesi e gli organizzatori del premio che hanno reso possibile questo sogno. Muzrin, dalla sua sedia a rotelle, alza come un trofeo il piccolo Mustafa che ride e batte le sue mani invisibili dalla felicità. La madre non finisce più di ringraziare. Poi si avvicina a un gruppo di persone, dice qualcosa in arabo, il mediatore traduce: «Mustafa ora è anche figlio vostro».
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