I falsari del Green pass, in farmacia da positivi con le tessere degli amici: controlli dei carabinieri

TRIESTE. Sono i furbetti del Green pass. I non vaccinati che, messi all’angolo restrizione dopo restrizione, cercano, e a volte trovano, un modo per rientrare nella regolarità. Una scorciatoia illecita, però. C’è chi ha truccato con un cambio di data un tampone negativo. Chi si è fatto prestare il codice Qr di un amico. Il più famoso di tutti, un odontoiatra di Biella, si è presentato al centro vaccinale con un braccio in silicone, che comprendeva la spalla col muscolo deltoide in cui infilare l’ago, pensando di poter ingannare gli operatori sanitari (e invece è stato denunciato per truffa). Stratagemma più recente, alcuni no vax si fanno ora aiutare da un complice positivo per mettersi in tasca la certificazione verde.

Il procedimento è semplice, spiega Federfarma nazionale. Una persona consapevole di avere contratto il virus si reca in farmacia con la tessera sanitaria del non vaccinato e si sottopone a un tampone che dà esito di positività. Una decina di giorni dopo il vero possessore della tessera sanitaria si reca in un’altra farmacia, si fa fare il test e, risultando negativo, ottiene il Green pass da guarigione, lasciapassare per il lavoro e per le attività sociali della durata di sei mesi. Una guarigione in realtà mai avvenuta.

Anzi, frutto di un raggiro che mette a rischio la salute propria e altrui e che entra nel campo del reato penale. I carabinieri del Nas, in diverse regioni d’Italia, stanno indagando da settimane. Nelle ultime ore sono scattati controlli a campione nei centri tamponi e nelle farmacie del Nord-Italia. Le verifiche sono state disposte dal Comando tutela sanità di Milano. I militari controllano i documenti di identità e i codici fiscali di chi si presenta per fare i tamponi. Federfarma Veneto, con il presidente Andrea Bellon, ha intanto invitato i colleghi a verificare che i dati della tessera sanitaria combacino con quelli della carta d’identità.

Anche in Friuli Venezia Giulia l’associazione, via circolare, ha raccomandato «di accertarsi del possesso di un documento d’identità dell’utente che richiede di sottoporsi al test antigenico rapido». Al momento, assicura il presidente di Trieste e segretario regionale di categoria Marcello Milani, non ci sono state segnalazioni di comportamenti illeciti. Come pure sulla presenza di farmacisti “amici” di no vax che certifichino come positivo un tampone invece negativo.

«Non appena venissi a conoscenza di casi del genere, andrei immediatamente a denunciare i fatti – dice Milani –. È vero che su Facebook qualche nome compare, ma evidentemente non basta scrivere su un social per fare emergere la verità». «L’invito a colleghi e cittadini è di riferire alle autorità giudiziarie ogni atto inopportuno e pericoloso che possa danneggiare la comunità – aggiunge il presidente di Federfarma regionale Luca Degrassi –. Da parte nostra abbiamo suggerito appunto di chiedere al cliente che si presenta per il tampone un documento d’identità, ma va anche precisato che il nostro compito primario è di mettere in sicurezza le persone e siamo in una fase della pandemia in cui non c’è tempo per fare tutto».

Quel che è certo è che i furbetti del Green pass, in questo caso, risulterebbero non facilmente individuabili. Non in una situazione in cui, di tamponi, le farmacie ne processano centinaia al giorno da quando è scattata la semplificazione del test rapido antigenico che non richiede più una successiva conferma da molecolare. «Il farmacista, una volta verificato l’esito, il tampone lo deve gettare via per motivi di sicurezza – spiega ancora Milani –. Del resto, si è partiti dall’idea di assegnare alla categoria un incarico di pubblico servizio, ritenendola all’altezza della responsabilità».

Il prefetto di Trieste Annunziato Vardè chiarisce a sua volta che sul territorio, per adesso, non sono stati accertati illeciti. Più in generale, «i controlli stanno evidenziando un buon livello di rispetto delle misure anti-Covid». Riccardo Riccardi, vicepresidente della Regione, rileva però che da quando l’accertamento di positività e negatività può essere fatto in farmacia «è venuta a mancare una verifica pubblica, che sarà stata anche più lenta e faticosa, ma che garantiva l’assoluto rispetto delle regole». —

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