Tagli, parole e squarci: l’arte di Celiberti scende dal campanile più alto d’Italia
Da Mortegliano un messaggio universale di speranza. L’opera alta 50 metri e larga 3 realizzata dall’artista udinese
Dal campanile più alto d’Italia scenderà l’arte, dalla piazza di Mortegliano salirà la musica, dal paese si muoverà la danza. Accadrà giovendì 27 gennaio alle 11, nel Giorno della memoria. Un’installazione pittorica eccezionale, per dimensioni e valore, verrà calata dal campanile.
La longilinea architettura ottagonale si vestirà di un’opera alta ben 50 metri e larga 3, realizzata dall’artista udinese Giorgio Celiberti, novantaduenne “maestro-bambino” perché, lui lo sa, «è dai bambini che impariamo i colori».
La tela, che dal nero sprigiona il rosso e altri colori, reca lettere, parole mai scritte o dette, imprigionate in fili spinati, cancellature e segni. Racchiude più storie: quella di Celiberti, segnata da una svolta profonda nel ‘65, quella dei bambini a cui il nazismo negò il futuro nel campo di Terezin, e infine quella di tutti coloro che, ancora oggi, vivono discriminazioni e diseguaglianze.
Furono 15 mila i piccoli internati in quell’inferno, utilizzato allora anche come set per un film di propaganda nazista.
Pochi ne uscirono vivi. La visita di Celiberti al campo ha agito sulla sua coscienza, sul senso stesso dell’arte, ha inciso in lui tracce, ferite, tagli, squarci, parole zittite che si sono riversate necessariamente nell’arte, divenuta memoria, segno e testimonianza.
Il progetto lancia un messaggio universale, di fratellanza: pittura, musica e danza unite come lo saranno le diverse confessioni religiose presenti: cristiani, ortodossi, ebrei, islamici a testimoniare la condivisione delle proprie peculiarità.
Il soprano Selma Pasternak, pronipote del premio Nobel Boris Pasternak, autore de “Il dottor Zivago”, darà voce a 3 preghiere ebraiche, ma anche, sottotraccia, alla storia del nonno medico Antonin, fratello dello scrittore, che nel 1944 fu proprio nel campo di Terezin, dove riuscì a compilare una lista di persone affette da una malattia rara. Questa finzione gli permise di salvare la propria famiglia e altre vite.
A lui è dedicata una targa postuma al Giardino dei Giusti di Gerusalemme. Il soprano Pasternak racchiude in sé radici serbe, ortodosse, curde, ebraiche, eppure così si sente: «Sono figlia di un Dio unico, chiamato in modi diversi.
Sono stata nutrita d’arte e bellezza. Mi sento cittadina del mondo. Abitare in Friuli significa vivere in una terra dalle mille sfaccettature». La prima preghiera sarà “Avinu Malkeinu”, un Padre Nostro che si recita in sinagoga; poi un inno, “Shalom Aleichem”, “la pace sia con voi”; infine “Eli Eli” l’invocazione agli Angeli per lo Shabbat, intonata solitamente dalla donna più anziana della famiglia, perché dalla partoriente è trasmessa la religione ebraica ai discendenti.
Dario Zampa canterà la preghiera friulana “Parcè Signôr”. A seguire il Quartetto Domus Musicae di Mortegliano e la danza del Club Diamante di Trieste.
Fino al 27 febbraio sarà visibile l’installazione, oltre ad altre opere: 6 tele, un’opera pittorica su tavola e 50 croci di alluminio all’interno del campanile; una scultura diffusa in paese, 4 affreschi e 2 sculture nell’atrio del Comune. In contemporanea, 70 opere di Celiberti saranno esposte nelle Antiche Carceri di San Vito al Tagliamento fino al 27 febbraio tra i disegni lasciati dai detenuti.