Addio a Melissa, testimonial della lotta al cancro
La 45enne di Miradolo era attivista dell’associazione “aBRCAdabra” che chiede migliore assistenza sui tumori ereditari. Oggi i funerali
«Che ci possiamo fare? Imbottiamo il reggiseno, asciughiamo le lacrime, mandiamo giù il nodo in gola, e usciamo a conquistare il mondo. Abbiamo il cancro ma non siamo ancora morte». Sono le parole di Melissa Meazza, uccisa l’altro giorno a 45 anni da un tumore al seno ereditario: le hanno scelte le “sorelle” dell’associazione aBRCAdabra Onlus nazionale a sostegno delle portatrici di mutazione genetica BRCA 1 e BRCA2 per l’ultimo saluto.
Meazza viveva a Miradolo conle figlie Giorgia e Giulia, 22 anni, Roberta, 15 anni a febbraio, e il marito Cristian. I funerali saranno stamattina alle 10 nella chiesa parrocchiale di Miradolo.
L’impegno
«Era speciale - spiega la sindaca e amica Michela Callegari -. Nonostante i problemi era sempre sorridente, altruista, pronta ad ascoltare e aiutare tutti. Aveva una gran voglia di vivere, era innamorata delle sue figlie, della famiglia. Lascia un grande vuoto». Non solo a Miradolo: Meazza era attiva nell’associazionismo per chiedere una migliore assistenza e più ricerca sui tumori al seno ereditari. «Il 13 ottobre scorso - spiega Elisabetta Capittini, aBRCAdabra - nel pieno delle terapie ha donato il suo volto e la sua voce per il nostro video sul tumore al seno metastatico per chiedere supporto su questa patologia che, ogni anno, colpisce 3.400 donne in Italia al primo controlloì». Meazza era anche disponibile, su Facebook, per le giovani donne che si erano ritrovate nella sua stessa situazione - la morte della mamma per tumore al seno, la diagnosi in giovane età di un cancro ereditario - e cercavano conforto nel confronto.
Il ricordo
Dopo aver lavorato in una casa di riposo, Meazza si era dedicata alla famiglia. «L’ho conosciuta 6 anni fa - spiega la senologa Alberta Ferrari, fondatrice e presidente onoraria di aBRCAdabra -, all’inizio della storia oncologica. Splendida, solare, intelligente, ha vissuto al massimo, affrontato il tumore con grinta e quel “pensiero positivo” tanto caro a chi pensa che la psiche faccia miracoli. Altre hanno superato una malattia con le sue caratteristiche, un tumore al seno ereditario. Ma è questione di resistenza alle terapie che funzionano bene e a lungo con alcune, con altre no. Per questo era stata inserita in uno studio sperimentale». «Sempre pronta ad aiutare - ricorda Silvia Maggi - ed entusiasta anche per una nuova stanza di ospedale che sembrava una “suite”, mordendo la vita fino all’ultimo: miglior insegnamento per le figlie non può esistere». «Chi muore per tumore al seno metastatico non va dimenticato - spiega Oltre il nastro rosa - meritiamo attenzione di medici e ricerca, servono nuovi farmaci».