Santa Maria Maddalena che legge: il Correggio venduto all’asta
Il fortunato e oculato tirchione ha tirato sul prezzo. Probabilmente è un americano, ma non si sa chi sia. Magari è un ignorantone che lo ha fatto solo per investire i verdoni, perché è troppo ricco e non sa dove metterli. Ha pagato il Correggio sotto il minino della base d’asta di 4 milioni e mezzo di dollari. Dal portafoglio ne ha tirati fuori solo 4 milioni e 400mila, che corrispondono a quasi 4 milioni di euro. Così si è portato a casa la “Santa Maria Maddalena che legge” di Antonio Allegri detto il Correggio. È accaduto giovedì a New York, da Sotheby’s.
E se il quadro, di dimensioni ridotte (la tavoletta a olio misura 22,5 x 27,7 centimetri, che con la cornice diventano 33,5 x 39) fosse rimasto oltre l’Atlantico, a noi un po’ dispiacerebbe. Sarebbe meglio - magari fosse così - se l’acquirente portasse sul retro la targa MN, o paesi limitrofi. C’è da chiedersi cosa ci faccia un Correggio mettiamo sulle Montagne Rocciose o sulla Sierra Nevada o nella Valle della Morte o sulle amate sponde del Little Big Horn o in uno dei due Dakota dove a parte le Colline Nere non c’è nulla se non prateria. Dovrebbe invece stare qui in riva al Mincio che è così bello e rigoglioso.
Mistero. Non è invece un mistero che il Correggino (il diminutivo è per affetto) sia legato mani e piedi a Mantova. In mano la santa tiene un libro, i piedini o piedoni sono liberi. «È stato più volte ricordato l’interesse di Isabella d’Este per santa Maria Maddalena, della quale possedeva una raffigurazione dipinta dal Correggio (la tavoletta venduta a New York). Il pittore aveva rappresentato la Maddalena sdraiata e penitente nella grotta della Provenza, intenta a leggere un libro», dice Stefano L’Occaso, direttore di palazzo Ducale.
Al Louvre, a Parigi, c’è un disegno di Giulio Romano che sembra proprio preso dal Correggio: «una versione del tema correggesco», dice L’Occaso. Il quadro fu commissionato al Correggio da Isabella dopo essere tornata dalla Provenza, visitata in forma privata nell’estate e autunno del 1517. Durante il tour la marchesa fece tappa alla chiesa di Santa Maria Maddalena a Sainte-Baume. Da qui dovette ispirarsi per chiedere al pittore l’opera. Sul viaggio di Isabella il suo segretario Mario Equicola scrisse il libro “Isabellae Estensis Mantue principis iter in Nerbonensem Galliam”, stampato probabilmente a Mantova da Francesco Bruschi non dopo il 1520, testo in latino di cui esistono solo traduzioni parziali, ma non ancora una versione italiana integrale.