Omicron 2, casi anche in Toscana. Le differenze con le altre varianti e cosa prevedono gli esperti

Omicron 2 è approdata anche in Toscana. E con lei altre varianti (per ora sconosciute) che i virologi stanno studiando. Lo dice l’Istituto superiore di sanità nella sua ultima indagine rapida con l’obiettivo di stimare la prevalenza delle varianti colpevoli dei contagi. I numeri si riferiscono al 17 gennaio: in totale sono 156 i campioni sequenziati dai tre laboratori toscani – Pisa, Firenze e Siena – e il primo dato che emerge è l’assoluta prevalenza di Omicron: 155 i casi contro un unico di Delta. Ma la novità è che per la prima volta, anche nella nostra regione, fa la sua comparsa la variante Ba.2, meglio conosciuta come Omicron 2.

Non è la sola, però, a fare capolino. Da domani, infatti, sarà avviato da parte dell’Iss un nuovo studio (i cui risultati saranno diffusi tra una decina di giorni) proprio per individuare le varianti. Il professor Mauro Pistello , direttore dell’Unità di virologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa, spiega che i casi rintracciati a Cisanello per ora sono due. Anche se in realtà sono molti di più. «Le varianti possono essere individuate solo attraverso il sequenziamento dei campioni: una procedura che, per la sua complessità, non viene eseguita su tutti i campioni – sottolinea – . Le abbiamo rintracciate partecipando all’indagine rapida dell’Istituto superiore di sanità. Al momento non c’è nessuna prova che Omicron 2 provochi una malattia più grave rispetto a quella indotta dalla variante originaria. C’è però il sospetto che possa avere un vantaggio di trasmissibilità, partendo già da una base di forte contagiosità. Quello che sappiamo di Omicron 2 lo si apprende da alcuni Paesi del nord Europa: si diffonde più velocemente di Omicron, ma non voler dire nulla dal punto di vista clinico. Anzi, con ogni probabilità la sottoclasse di Omicron, se davvero ancora più contagiosa, sarà con ogni probabilità anche meno letale e meno aggressiva. Per questo è fondamentale non abbassare la guardia».

Sì perché Omicron 2 non è l’unica nuova variante che si profila all’orizzonte: oltre a Ba.2 è stata scoperta anche la mutazione R346K. «Non bisogna allarmarsi – prosegue il professor Pistello – . Bisogna sottolineare, però, che il coronavirus non è un virus diverso dagli altri, come in origine credevano alcuni. Si comporta esattamente allo stesso modo. Muta di continuo ed è proprio a queste mutazioni che dobbiamo prestare attenzione. Va detto, però, che come arrivano poi scompaiono: è il caso della variante Delta, ormai del tutto soppiantata dalla Omicron».

Come dimostra lo studio dell’Istituto superiore di sanità, in Toscana Delta è responsabile soltanto dello 0,6% dei contagi a fronte del 99,4% causato da Omicron. Un dato – quello regionale – superiore anche alla media nazionale che vede Omicron fermo a quota 95,8%: su 2.262 campioni sequenziati, infatti, 2.486 sono da attribuire a Omicron e 114 a Delta. «Ma i suoi effetti non sono scomparsi, anzi ancora si vedono – conclude il docente – . A fronte di un calo dei contagi e anche dei ricoverati più gravi non corrisponde purtroppo una diminuzione dei decessi legati al Covid-19 – precisa Pistello – . Il colpevole di questi decessi non è la variante Omicron, ma Delta: stiamo ancora scontando i suoi effetti, nonostante la variante stia recedendo a grandi passi. Non dobbiamo farci prendere dal panico. Quello che possiamo fare è vaccinarci e rispettare tutte le misure di precauzione del caso, ma vivere la nostra vita sereni, comprendendo che il coronavirus è un virus proprio come tutti gli altri. Forse solo facendo questo scatto mentale potremo ritornare a vivere la nostra normalità».

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