Prato torna a Milano Unica dopo due anni. Si riaccende l’interesse delle case di moda

Le difficoltà di approvvigionamento sui mercati spingono le griffe a fare shopping tra le aziende del distretto laniero 

PRATO. Milano, due anni dopo. Dopo il Covid e con le incognite del mercato dettate dai prezzi alle stelle di energia e materie prime. È l’ora di sfoggiare il meglio di lini, cotoni, viscose per una cinquantina di lanifici del distretto con la valigia in mano per Rho Fiera, dove sta per andare in scena la trentaquattresima edizione di Milano Unica (1-2 febbraio).

L’ultima volta che gli espositori pratesi si ritrovarono qui per le collezioni primaverili ed estive fu nel gennaio 2020, poco prima che scoppiasse la pandemia: anche se l’estivo – in mostra a Milano i tessuti per la bella stagione che verrà nel 2023 – non è tanto congeniale alla vocazione laniera pratese, si terrà ugualmente alta la bandiera del distretto nella capitale della moda italiana.

Il momento è talmente storico che c’è chi come la Beste si è spinta in uno “strappo alla regola”. Là dove la regola significava non spostarsi per le fiere internazionali. L’ultima edizione di Milano Unica dei fratelli Santi risale al gennaio 2019. Poi stop. «Torneremo per dare un segnale di ottimismo e fiducia per il tessile, ecco perché abbiamo “forzato” la nostra politica di non fare fiere – sottolinea Matteo Santi – per fare gioco di squadra». Spiccano i cotoni più innovativi nella sezione “aurea” targata Beste che vede nella primavera-estate il suo cavallo di battaglia: le agende sono già piene di appuntamenti per la due giorni di Milano Unica.

Tanti brand del lusso che già prima facevano shopping nel distretto guardano con un occhio di rinnovato interesse al “made in Prato”, per non avere problemi con l’approvvigionamento di materie prime che prima li dirottava altrove. Alte le aspettative della vigilia, compresa la possibilità di guardarsi negli occhi con qualche cliente americano. La Marini Industrie ne aspetta tre, pronta a sfoderare una collezione che brilla per estetica e fantasia, ricca di stampe particolari ed effetti jacquard pensando anche ai canali di vendite on line che prediligono le fantasie. In casa Marini Industrie l’estivo fa da padrone con una tradizione tutta legata ai lini e alle fibre naturali. Fra le new entry, una fibra di carta che conferisce al tessuto una mano particolare dagli effetti leggeri. Nella primavera-estate 2023 andrà per la maggiore il bianco affiancato da una tavolozza di colori polverosi, nelle tonalità di cipolla e pervinca.

Fra i marchi del lusso che più strizzano l’occhio alle produzioni pratesi, anche il gruppo Lvmh (Louis Vuitton). Un esempio di come la crisi post Covid stia rimettendo in discussione i modelli produttivi dei grandi nomi.

Francesco Marini, consigliere di Confindustria Toscana Nord, è ottimista sugli spazi di manovra che può ritagliarsi il distretto. «In questo momento i marchi del lusso hanno bisogno di poter contare su catene di approvvigionamento sicure, visti i problemi di logistica e trasporti. Esiste più spazio per una collaborazione più stretta fra produttore e cliente». Ma se si parla dell’estivo, cotone, lino, viscosa si fanno desiderare. Effetto penuria di materie prime. I motivi? Il 70 per cento del lino proviene dalla Cina che ha riscoperto un mercato interno importante per il fashion e quindi esporta meno di prima. Per questo è in atto una riorganizzazione dei lanifici che, per avere una garanzia di approvvigionamento, comprano il filato di lino un anno prima.

«Sì, ci vogliono anche cinque mesi per avere un ordine di lino – ammette Maurizio Sarti, presidente della sezione moda di Confindustria Toscana Nord – Materie prime care e introvabili, un problema che si somma ai ben noti rincari del gas e dell’energia elettrica: sarà inevitabile ritoccare all’insù i nostri listini con aumenti in media del 30 per cento».

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