A Coderno un giardino dove piantare alberi per ricordare l’opera di padre Turoldo
L’iniziativa del Centro studi per celebrare l’intellettuale. Il 6 febbraio del 1992 la sua scomparsa a Milano
Trent’anni fa, la mattina del 6 febbraio 1992, padre David Maria Turoldo moriva nella clinica San Pio X a Milano. Per me, ricordarlo, è un’occasione preziosa perché è un richiamo alla sua testimonianza, civile e religiosa che è utile far conoscere anche alle nuove generazioni rammentando i suoi momenti più discussi.
Nel 1941 arrivò a Milano, già sotto gli attacchi aerei degli alleati, al convento di S. Carlo. Dal 1943 s’impegnò attivamente nella Resistenza. Nel 1944-’45 partecipò alla nascita e divulgazione del foglio clandestino “L’uomo”. Nel 1955 fu trasferito al convento dell’Annunziata a Firenze e nel 1961 a Udine, in quello di Santa Maria delle Grazie.
Qui, nel 1962, con il regista Vito Pandolfi, realizzò “Gli ultimi”, un film-documento sulla realtà friulana in trasformazione. Nel 1964 si stabilì nell’abbazia di Sant’Egidio, a Fontanella di Sotto il Monte (Bergamo) dove realizzò il “Centro di studi ecumenici Giovanni XXIII” e dove, nel 1967, contribuì alla nasci-ta di “Servitium” una delle riviste animatrici del dibattito ecclesiale.
Nel 1971 fu invitato in Cile e conobbe il presidente Salvador Allende. Nel 1974 si schierò per il ‘no’ nel referendum abrogativo del divorzio, in dissenso con la posizione prevalente nel mondo cattolico e nella Chiesa.
Nel 1978, durante il “rapimento Moro”, fu favorevole a un’apertura delle trattative con i rapitori e appoggiò la “Legge 194” sull’interruzione volontaria della gravidanza, approvata in maggio. Nel 1984-85 fu fra i promotori di una serie d’iniziative svoltasi a Milano, nel carcere di San Vittore, per favori-re i contatti tra i luoghi di pena e la società.
Nel 1990-91, con fermezza, si schierò contro la coalizione Onu nella prima “Guerra del Golfo”.
Domenica 2 febbraio 1992, nonostante l’aggravarsi del cancro al pancreas, celebrò l’ultima messa nella cappella dell’ospedale San Pio X di Milano.
Mi preme evidenziare che Turoldo vive di un’emarginazione crescente nell’ambito delle modalità culturali contemporanee: una laicità presso-ché radicale che non sopporta il riferimento al “messaggio biblico”, dove una ‘”lterità”, comunque recepita, genera una “fede che riempie di senso questa “commedia” umana.
Un sotterraneo “fascino del nulla”, egli afferma, che scredita in radice la sua poesia, i suoi saggi, le sue valutazioni storiche e soprattutto la vanificazione della portata ‘liberatrice-redentrice’ di un rapporto tra uomo e natura.
Il suo deciso insistere sui limiti della scienza e della tecnologia per l’uomo d’oggi è solo un sorpassato richiamo a un mondo arcaico, definitiva-mente scomparso. Eppure, a uno sguardo più attento, non poche battaglie da lui portate avanti annunciavano una sensibilità che iniziava a svilupparsi.
Oggi c’è grande richiesta di attenzione per la difesa dell’ambiente e lui scrisse che “sarà la bellezza a salvarci” e, di fatto, fu vicino e partecipe ai movimenti “verdi ed ecologisti” che verso la fine degli anni ’80 diventarono soggetti politici e culturali autonomi.
Il “Centro culturale e spirituale Il Ridotto”, di Coderno, da me presieduto, sta preparando, su un terreno donatoci dagli eredi di padre David un “Hortus”, ossia un giardino, dove chi nascerà potrà crescere nell’universalità da lui testimoniata.
Gli ebrei, secondo la cultura e la prassi biblica, celebrano ogni anno il “Capodanno degli alberi” in un clima di festa, di contemplazione, di comunione e di fraternità. Nella tradizione ebraica quando nasce un bambino, si pianta un albero.
Alberi e bambini insieme fin dalla nascita sono il regalo del Creatore e un progetto di vita “in nuce’” Si realizza così una “appartenenza” in grado di creare premesse decisive per una convivenza che parte dalla “terra” e si consolida in progettualità dignitose per tutti. Per i rabbini era “proibito abitare in una città priva di verde”, poiché ritenevano la contemplazione delle bellezze della natura essenziale per lo sviluppo spirituale degli uomini.
Questo sarà realizzato nell’Hortus. La crescita di ogni bambino del comune sarà fidelizzata piantando un albero e questo meraviglioso evento sarà onorato anche con un fiore, creando così uno spazio dove la crescita personale e comunitaria personalizza la “diversità” di ciascuno in vista di un progetto educativo di partecipazione comune.