«Federare le forze di centrodestra che sostengono il governo Draghi». Tutta qui la proposta che Matteo Salvini lancerà alla riunione del prossimo consiglio federale della Lega e che ha anticipato oggi in un articolo sul Giornale. Chi si aspettava un contributo alla rimessa in sesto della coalizione non può che dichiararsi deluso alla luce del […]
«Federare le forze di centrodestra che sostengono il governo Draghi». Tutta qui la proposta che Matteo Salvini lancerà alla riunione del prossimo consiglio federale della Lega e che ha anticipato oggi in un articolo sul Giornale. Chi si aspettava un contributo alla rimessa in sesto della coalizione non può che dichiararsi deluso alla luce del brodino riscaldato sotto forma di «federazione». Una soluzione datata, polverosa, confusa e già scartata quando farla, forse, aveva un senso e cioè quando è nato il governo Draghi. Così, invece, ha tutta l’aria di voler essere un dispetto a Giorgia Meloni, l’unica ad aver parlato della crisi del centrodestra senza infingimenti: «Serve rifondarlo».
Salvini: «Federare le forze che sostengono Draghi»
Un tagliando al motore, dunque, e non solo una riverniciata alla carrozzeria, come invece vorrebbe Salvini. Tanto più che la sua «federazione» finirebbe per nascondere sotto il tappeto quel che tutti gli italiani hanno visto e capito: la coalizione non ha un centro, ma un ventre molle. Lo stesso con il quale Salvini pretenderebbe ora di blindarsi (e capirai) da qui all’eternità. Pura illusione. Il centro del centrodestra, a partire da alcuni settori di Forza Italia, vuole mani libere per stare al governo comunque e con chiunque. Se la destra è fin troppo muscolare, il centro ne è del tutto privo. Perciò si abbocca con tutti dietro il paravento della stabilità, dei mercati e del solito bla bla bla tipico di chi rifugge con ogni mezzo la via delle elezioni.
La Lega vi si presta. Per giunta senza disdegnare di saccheggiare il più logoro armamentario della sinistra. Leggere, per credere, la dichiarazione congiunta dei capigruppo Riccardo Molinari (Camera) e Massimiliano Romeo (Senato). «C’è chi ha voluto tradire e distruggere il centrodestra? Noi – scrivono – lo ricostruiremo più forte di prima, ma senza trasformisti dell’ultim’ora ed estremisti legati a ideologie sconfitte dalla Storia che antepongono vittorie di Pirro al bene comune». Ogni riferimento a FdI è puramente voluto. Fa niente. E si capisce: Salvini avverte una doppia difficoltà, interna ed esterna. La prima gli deriva dallo schiacciamento del partito del Nord sul governo. La seconda dalla concorrenza elettorale di FdI. Stretto tra Giorgia e Giorgetti, il Capitano dovrebbe uscirne con una proposta comprensiva delle esigenze di tutte le parti in lizza. La sua “federazione“, invece, somiglia ad una fuga dalla realtà. Ma così fanno gli struzzi, non i leader.
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