Disabile di 91 anni in attesa della terza dose, nessuno la vaccina e i figli chiedono aiuto: «Così la mamma rischia»
foto da Quotidiani locali
SACILE. È in attesa da settimane del vaccino. A 91 anni: Angelina A. è una disabile in carrozzella e ha il Green pass in scadenza martedì primo febbraio. «La richiesta della terza dose per la mamma invalida è stata spedita con una mail dopo le richieste allo sportello sanitario a Sacile».
I figli della signora chiedono da settimane un servizio a domicilio per la terza dose vaccinale, ma è tutto inutile. «Gli operatori sanitari al centro vaccini nel presidio ospedaliero in via Ettoreo ci hanno consigliato di scrivere una richiesta all’Azienda sanitaria con posta elettronica – spiegano i figli –. La mamma è invalida e non siamo in grado di accompagnarla al centro vaccinale, perché non cammina e dovrebbe superare una rampa di scale per uscire di casa».
La richiesta al medico di famiglia è caduta nel vuoto. «In autunno abbiamo cambiato medico di medicina generale perché si è dichiarato non disponibile alle vaccinazioni di prima e seconda dose – aggiungono i figli –. Il nuovo medico di famiglia ha negato la possibilità di inoculazioni a domicilio. A questo punto ci siamo rivolti al centro vaccini e abbiamo tentato la via della burocrazia: una domanda all’Azienda sanitaria».
La richiesta è stata inoltrata all’indirizzo elettronico ufficio.sanitario.sacile@asfo.sanita.fvg.it, il 23 gennaio. «Un primo tentativo era stato fatto in dicembre – ricordano –, quando ci siamo resi conto dei tempi lenti della burocrazia sanitaria. La risposta alla prima lettera di un mese fa è stata in perfetto “burocratese”: la pratica è stata inoltrata all’Asfo».
Solo una comunicazione da allora: «L’Azienda Asfo ci avvisava che il primo febbraio scadrà l’efficacia della seconda dose di vaccino e occorre provvedere alla terza – sottolineano i figli, un po’ disorientati –. Lo sappiamo bene, ma non riusciamo a trovare un medico disposto a raggiungere la mamma a casa».
L’anziana è assistita tutto il giorno da una badante. «Un silenzio assordante è la risposta alle nostre richieste – dicono i figli, che non si arrendono –. Abbiamo telefonato all’Asfo molte volte, ma senza risultato: ci hanno risposto che avrebbero richiamato e questa intenzione risale a dicembre e inizio gennaio».
La preoccupazione è quella per la salute della novantenne. «Nostra madre da oggi si troverà scoperta dalla protezione contro il Covid – sottolineano i figli –. La sua disabilità riconosciuta non permette un trasporto dalla abitazione al centro vaccinale. L’appello al polo sanitario liventino e all’Asfo di Pordenone è chiaro: vaccinate nostra madre. Con l’età avanzata e i problemi di salute, potrebbe rischiare la vita in caso di contagio».