Un padovano su quattro ha avuto il Covid ma ora la mortalità è dieci volte più bassa

Effetto Omicron: negli ultimi tre mesi i contagi sono stati 122.500, mentre nei primi venti mesi di pandemia erano 93.546

PADOVA. L’effetto Omicron ha messo il turbo ai contagi: solo negli ultimi tre mesi si sono registrati in provincia di Padova più positivi di quanti non ce ne fossero stati da inizio pandemia fino a fine ottobre 2021. Con effetti meno gravi dal punto di vista sanitario - meno ricoveri e quadri clinici meno gravi per chi ha sviluppato l’infezione - e una mortalità ridottissima rispetto ai venti mesi precedenti.

Se fino a novembre era un padovano su dieci ad aver incrociato nel suo cammino il Covid 19 - in forma più o meno seria - oggi è un padovano su quattro che ha dovuto - o sta ancora - facendo i conti con l’infezione da Sars-Cov2. «Non c’è da stupirsi» dice Lorena Gottardello, responsabile del Servizio Prevenzione dell’Usl 6, «prima o poi tutti incontreremo il Covid: la differenza sta nell’essere protetti dal vaccino».

Al 7 novembre 2021 era stato raggiunto quello che già sembrava un dato impressionante: un padovano su dieci contagiato dal Covid. Su 930 mila abitanti risultavano 93.546 contagi, registrati a partire da quel 22 febbraio 2020 quando l’incubo Covid è iniziato. Quel 10% di popolazione contagiata in venti mesi, nel giro di tre mesi - da novembre 2021 a gennaio 2022 - è diventata un 25%. Oggi i padovani colpiti dal Covid sono 216.046, uno ogni quattro. Un’incidenza tale per cui se uno non è stato toccato dal virus ne è stato certamente sfiorato, con contagi in famiglia o nella cerchia più stretta di frequentazioni.

Molti più contagi, molti meno ricoveri, molti meno decessi causati dal virus. Anche in questo caso sono i numeri a parlare: fino a 93.546 contagi le vittime del Covid erano state 1.837, pari all’1,9%. Fra chi si era ammalato di Covid, quindi, quasi due su cento sono morti nei primi venti mesi della pandemia. Ieri i decessi hanno raggiunto quota 2.076, abbassando la percentuale allo 0,9% sul totale di 216.046 contagi da inizio pandemia. Se si considerano però i 239 decessi degli ultimi tre mesi con i contagi dello stesso periodo, ovvero 122.500, la percentuale di mortalità scende allo 0,2%. Una differenza che si deve all’effetto dei vaccini.

«Con il Covid e le sue varianti dovremo convivere» rileva Gottardello, «e prima o dopo tutti finiremo con l’ammalarci. A fare la differenza è il vaccino che ci protegge dalle forme gravi dell’infezione. Con i numeri dei contagi esplosi con la variante Omicron - che nell’ultima settimana ha soppiantato totalmente Delta rappresentando ormai il 100% dei contagi , senza vaccini gli ospedali non avrebbero retto, il sistema sarebbe crollato. Non possiamo parlare di immunità di gregge, ma immunità di popolazione» precisa la responsabile della Prevenzione, «le pandemie si superano man mano che tutta la popolazione viene a contatto con il virus e questo avviene tramite vaccino e tramite contagio. La malattia su chi è vaccinato funziona come un richiamo e rafforza l’immunità». —