Luoghi, mappe, famiglie: “Ecco cosa fare e dove andare per scappare dall’Ucraina”
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Carlo Biffani, esperto in sicurezza privata e intelligence: «Necessario anticipare il più possibile i tempi e andare via da lì»
Un fiume di gente disperata sta lasciando l’Ucraina, dirigendosi dovunque non ci sia la guerra: in Polonia, Romania, Moldavia, anche in Russia, dove arrivano quelli che scappano dal Donbass. Finora le organizzazioni internazionali contano 520mila profughi. Ma a milioni ne arriveranno. Tra questi, come ha ricordato il premier Mario Draghi in Parlamento, ci sono 2300 italiani, di cui almeno 1600 erano residenti in Ucraina. Persone che lì avevano una famiglia o un’attività. Il consiglio della Farnesina è di scappare il prima possibile, con ogni mezzo, treni compresi. «E io vi dico: anticipate le vostre mosse il prima possibile, compatibilmente con un minimo di sicurezza. Dopo potrebbe essere troppo tardi», spiega Carlo Biffani, esperto in sicurezza privata e intelligence, già ufficiale dei paracadutisti, titolare della società “Security consulting group”. Da 20 anni è impegnato a livello nazionale ed internazionale in attività di “risk assessement” e “risk mitigation” per conto di aziende ed enti.
Biffani, lei è esperto di esfiltrazione da aree di crisi. Ha avuto a che fare con la fuga dalla Libia nel 2011; successivamente con Somalia e Kazakhstan. Con l’Ucraina?
«Stiamo monitorando la situazione. Ho avuto alcune richieste».
Parliamo di che fare, per chi vuole fuggire?
«Prima distinzione: dipende da dove ci si trova. Se il luogo ha una via di uscita, oppure no. Nel primo caso, il mio consiglio è di anticipare le mosse».
Dice la Farnesina: andate via con ogni mezzo, macchina autobus o treno.
«So di scene terribili nelle poche stazioni dove ancora transitano treni. La gente sta ammassata per ore e ore, in attesa, perché passano al massimo 2 o 3 treni al giorno. Quando e se partono, poi, tutto quello che queste persone avevano con sé, e che ritenevano oggetti indispensabili per la vita, resta sulla banchina: valigie, giocattoli dei bambini, borse. Purtroppo è una scelta inevitabile».
Se invece si riesce ad andare via in macchina?
«Prepararsi a code interminabili. Per questo consiglio di muoversi solo se ci sono le condizioni di sicurezza minime».
I russi intanto si spingono verso Kiev. E’ immaginabile che gli italiani siano quasi tutti concentrati nella capitale. Da lì, ad esempio, sono i partenza i 72 che da giorni sono ospitati dentro l’ambasciata.
«La sola visione di quella colonna di corazzati lunga decine di chilometri lascia sgomenti. In un conflitto ad armi pari, mai un invasore si sarebbe esposto così. L’unico confronto possibile è la colonna di chilometri e chilometri di tank iracheni che fuggiva da Kuwait city durante la Prima guerra del Golfo, e che fu annichilita sull’autostrada dall’aeronautica statunitense. I russi, mi pare chiaro, si preparano a entrare nella capitale. O forse per il momento si accontenteranno di circondarla per strangolarla. In questi casi, si può soltanto sperare nella “benevolenza” di Putin, e che lasci uscire dalla città la popolazione civile».
In questo caso, che potremmo fare?
“Penso che si dovrà negoziare con i russi per un corridoio umanitario. Sarà un inferno logistico, perché abbiamo appena visto con Kabul che cosa significa: organizzare dei punti di raccolta, cinturarli, fare liste, mandare velivoli con grande capienza per un ponte aereo. Ma non sappiamo se l’aeroporto è agibile. E poi queste cose si fanno solo con un contingente militare sul terreno, anche se solo per pochi giorni. A Kabul, i taleban lo permisero. Non so se i russi ce lo faranno fare”.
Altrimenti?
“La via di terra. Ma sarà uno scenario apocalittico. Per questo ribadisco: andare via da lì e anticipare le mosse con ogni mezzo”.