Markiyan Yurynets ora abita Lviv: «Qui passano solo profughi ma siamo pronti al peggio»
Modena. «Qui a Leopoli la situazione è calma. Ma è solo apparenza. All’ingresso di casa per terra c’è una piccola valigetta. La tengo lì ed è già pronta in caso di fuga. Contiene l’essenziale: soldi, passaporto, documenti, acqua e due pacchetti di cracker. Da alcune notti dormiamo vestiti. E’ così che stiamo vivendo la guerra in Ucraina anche se qui non è ancora successo niente».
Markiyan Yurynets, 31 anni, quindici passati a Modena crescendo, studiando e diplomandosi al Barozzi.
«Saluto tutti quelli della mia scuola. I miei cari professori, i miei ex compagni di classe, i miei vecchi amici di Modena e quelli di Castelfranco dove ho abitato con mia madre per tutti quegli anni. Mi mancate», dice commosso.
Oggi Markiyan è un esperto di web marketing, vive in Ucraina ma viene spesso in Italia per questioni di lavoro, ha i piedi per terra ma pensando a quei giorni spensierati la sua voce al telefono si incrina.
«Sono arrivato in Italia da bambino con mia madre – racconta – abitavamo a Castelfranco. È un paese modenese anche se c’è qualche bar un po’ più in là dove continuano a ripetere che è bolognese (ride). Sono molto legato a Castelfranco e a Modena e fino a poco tempo fa, quando venivo in Italia per lavoro, ci tornavo. Anche se sono un ucraino, con cittadinanza e passaporto ucraino, mi sento modenese», spiega nel suo ottimo italiano con accendo leggermente emiliano.
Markiyan si è diplomato ragioniere e poi ha iniziato a lavorare nel settore di sviluppo marketing applicato al web. Quattro anni fa si è sposato con una connazionale e si è trasferito a Lviv (Leopoli), una città anticamente polacca vicina al confine.
«Vengo spesso in Italia per incontrare i clienti e cercare nuovi sviluppatori di progetti su internet – spiega- ma ora sono bloccato qui. A Lviv non abbiamo mai avuto attacchi diretti, per fortuna, gli unici segnali della situazione drammatica in cui è caduta l’Ucraina sono il coprifuoco serale e i posti di blocco appena fuori dalla città Per il resto la vita sembra scorrere tranquilla anche se sappiamo che è tutto precario».
Anche se estranea a scontri e bombardamenti, la città di Lviv ha però un altro ruolo, in questi giorni, come spiega Marckiyan: «Proprio perché si trova in direzione del confine polacco, Lviv è la più importante città di transito per gli ucraini che stanno fuggendo all’estero». Il flusso impressionantee di connazional iin fuga all’estero non poteva passare inosservato: «Di qui sono passato in pochi giorni 140mila profughi verso l’Europa. È uno snodo importante. E la nostra città per loro cerca di fare quello che può. Si vedono tante donne e bambini in fuga». Il futuro per lui resta incerto: «Non posso fare progetti in queste condizioni – spiega l’esperto di marketing – io e mia moglie siamo qui e dobbiamo essere pronti a ogni cambiamento, anche a fuggire. Per questo da alcune notti ci corichiamo vestiti, stiamo attenti alle sirene (quando suonano, dobbiamo scappare in strada) e tengo la valigetta d’emergenza pronta vicino alla porta d‘ingresso». Ha appena finito un collegamento con Sky Italia e le telefonate per lui si susseguono: non solo per rassicurare sule sua condizione ma anche per portare avanti gli affari di lavoro dando una parvenza di normale vita quotidiana. La linea telefonica va e viene ma prima di concludere la chiamata, Markiyan lancia con voce serena un ultimo saluto «a tutti quelli del Barozzi».