Un cammino per ricominciare a vivere Duemila chilometri, passando da Ivrea

foto da Quotidiani locali

IVREA. Macinare migliaia di chilometri camminando uno a uno lungo la via Francigena si trasforma in un’esperienza catartica, capace di instillare in giovani in situazioni di fragilità la realizzazione che esiste una vita capace di scaturire da una nuova consapevolezza di sè e del mondo. Nella mattina di sabato 26 Francesco Barletta, accompagnatore dell’associazione di volontariato Lunghi cammini, attiva nel dare una possibilità di riscatto a giovani vulnerabili, ha attraversato Ivrea con G., il giovane che percorrerà i 2000 chilometri da Aosta a Santa Maria di Leuca come effetto dell’applicazione, da parte di un giudice, dell’istituto della messa alla prova come alternativa alla pena.

«Siamo partiti il 20 febbraio ed è la prima volta che Lunghi cammini sceglie la via Francigena - ha spiegato Barletta -. Lo scopo è di far maturare in questi giovani una nuova prospettiva di vita che possa aiutarli ad immaginare e a pianificare il loro futuro. Tre sono state finora le applicazioni di questo istituto e in questi giorni sono due i cammini attivi: uno partito 15 giorni fa da Assisi, diretto anche lui a Santa Maria di Leuca, ed il nostro». Ci sono regole rigorose: niente alcolici e sostanze eccitanti. «Abbiamo giornalmente a disposizione un budget di 40 euro - ha detto - che, affiancato al camminare per lunghe ore, assume una valenza formativa. I giovani accompagnati hanno a disposizione un cellulare che è solamente abilitato a svolgere la funzione di macchina fotografica e nulla più». Nelle parole di G. si percepisce la consapevolezza di stare facendo qualcosa capace di cambiare la propria esistenza. «Sono stato in moltissime comunità e questo percorso è molto intenso - ha confessato il giovane -.Svegliarsi presto per raggiungere a piedi una meta sta diventando una motivazione che sto facendo sempre più mia. Ho accettato questa prova per raggiungere un obiettivo, cosa a cui non sono abituato dal momento che spesso demordo. Ce la voglio fare per me stesso e per rendere la mia famiglia fiera di me». Barletta, che la sera precedente si era preso cura di dodici vesciche presenti sui piedi del suo compagno di viaggio, ha raccontato come ebbe inizio la sua vocazione: «Durante un cammino in solitaria conobbi una ragazza dell’associazione francese Seuil, che si occupa di questo genere di accompagnamenti. Il giovane a lei affidato aveva deciso di ritirarsi, lasciandole un senso di sconfitta da cui trassi la motivazione per contattare Lunghi cammini e sottopormi alla ferrea selezione. Oggi aiuto i ragazzi facendo qualcosa che amo profondamente, come stare all’aperto faticando immerso nella natura». Il presidente dell’associazione La Via Francigena di Sigerico, Paolo Facchin, ha affiancato i due uomini in questo tratto eporediese. «È un’esperienza insolita che ci apre nuovi orizzonti perché non abbiamo mai incontrato persone che camminassero con questa motivazione - ha affermato -. Barletta ha espresso commenti entusiasti sul tratto appena percorso e questo è per noi motivo di soddisfazione».

Barletta ed il suo assistito si sono quindi rimessi gli zaini in spalla per riprendere il cammino: «È la mia quarta volta da accompagnatore e si fortifica sempre più la mia convinzione che i giovani, oggi più che mai, hanno bisogno di fare esperienze epiche che lascino un segno nella loro vita». E ha espresso una certezza: «G. va forte e sono sicuro che arriveremo in Puglia insieme» .