Ripulito e chiuso il capannone della droga a Marghera. Ecco come avverrà il recupero dell’edificio
La proprietà è entrata in azione dopo essere stata sollecitata dalla polizia locale. All’interno giacigli e cumuli di rifiuti
MARGHERA. La Polizia locale è tornata in via della Pila nello stabile diventato “la casa della droga”, per sgomberare l’edificio e consentire nuovamente, dopo quattro anni, agli operai di mettere in sicurezza l’area. Intervento arrivato dopo il reportage della Nuova che aveva dimostrato come lo stabile era tornato il rifugio di tossicodipendenti che lo usano per assumere le sostanze.
Ieri mattina quando le pattuglie del servizio Sicurezza Urbana sono intervenute sul posto non hanno trovato nessun ospite. Al piano terra c’era una tenda da campeggio montata e con le tracce di qualcuno che l’aveva usata di recente. All’interno un sacco a pelo. Tutt’intorno rifiuti e sporcizia varia.
Al primo piano sono stati rinvenuti due materassi, varie coperte e altri teli usati come giacigli. Qui la quantità di rifiuti e i resti da uso di sostanza, dalle siringhe alle bottiglie per il crac, erano ben superiori che nel piano sottostante. Solo rifiuti, con un’altra tenda da campeggio strappata, infine nel piano superiori ai primi due.
Gli operai di Veritas hanno provveduto a portare via le tende, i due materassi e il resto usato per creare dei giacigli. Del resto della sporcizia se ne occuperà la ditta incaricata dal proprietario dello stabile.
Terminato l’intervento di Veritas altri operai hanno provveduto a mettere in sicurezza lo stabile e l’area adiacente. In sostanza hanno rattoppato la recinzione dove erano stati fatti numerosi buchi utilizzati da chi usava l’edificio come rifugio o per “bucarsi”. È stato pure saldato il cancello. Resta il fatto che sia il cancello che la recinzione si scavalcano con estrema facilità.
Stando alla polizia locale attualmente nello stabile trovavano rifugio tre o quattro persone, due stranieri e due italiani. Tutti sono tossicodipendenti. Ma in passato i numeri sono stati ben diversi.
Andando a ritroso quattro anni fa, in questo stesso capannone, era stata trovata morta per overdose una donna di 32 anni, originaria della Riviera del Brenta. Trovata dagli agenti della polizia ferroviaria dopo che i suoi amici avevano cercato aiuto, perché quella loro amica non si svegliava più, non dava più segni di vita. Ha avuto il triste primato di essere stata la prima vittima della famigerata “eroina gialla” che tra il 2018 e il 2019 fece ben 23 morti per overdose.
Per una dozzina di queste vennero individuati i responsabili, si trattava degli appartenenti ad una banda di spacciatori nigeriani che avevano inondato la città con questa sostanza. Droga ad alto principio attivo a cui i tossicodipendenti della piazza mestrina non erano abituati. Dopo la morte della ragazza, il capannone venne messo in sicurezza. La recinzione rimase intatta per pochi mesi. Nel 2019 frequentavano il posto, per rifugiarsi la notte, una decina di sbandati.
Domenico Finotti, il proprietario, nei giorni scorsi aveva promesso: «Garantisco che al massimo entro due settimane faremo i lavori che ci competono sul fronte dell'immobile, sia per ripulire l'area di tutti i rifiuti, sia per richiudere la recinzione».
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