Sonia Bergamasco sul palco del Fraschini: «Questa commedia è crudele e parla di noi»
PAVIA. È stata una potente e magnetica Cassandra al teatro di Napoli con la regia di Jean Fabre. E la fidanzata del commissario Montalbano, in una delle più fortunate serie tv. Premio Duse per il suo lavoro d’attrice, Sonia Bergamasco è interprete e regista di spettacoli in cui l’esperienza musicale (è diplomata in pianoforte al Conservatorio di Milano) si intreccia con il teatro.
Da questa sera (venerdì 4 marzo), fino a domenica 6, sarà al teatro Fraschini di Pavia con la commedia Chi ha paura di Virginia Woolf? che nasce dal pluripremiato testo di Edward Albee (1928-2016), oggi nella versione diretta da Antonio Latella. Un furioso scontro familiare, un conflitto di coppia giocato sulle parole, sferzanti, taglienti.
«E’ un testo crudele, è la guerra dentro – anticipa Sonia Bergamasco che interpreta Martha, l’alcolizzata moglie di George, uno spento professore di storia in un college del New England (veste i suoi panni l’attore Vinicio Marchioni) –. Ci riguarda un po’ tutti e forse in questo momento cosi doloroso ci mostra come i meccanismi distruttivi partano sempre dal singolo e da una malattia sociale».
Che risposta arriva dal pubblico?
«Sento che ogni sera, e specialmente nelle ultime sere, sul palco si riverbera molta energia dal pubblico. Quasi fosse una forma di catarsi».
George e Martha si lanciano rasoiate feroci ma si ride anche.
«Si ride molto, c’è spazio per l’ironia. Si crea un meccanismo che gioca con le parole, coglie di sorpresa. George e Martha si insultano, si feriscono ma si amano. Io e Vinicio (Marchioni, ndr) l’abbiamo verificato sulla nostra pelle interpretando i due personaggi. Spero vengano anche i giovani a vederlo, Pavia è una città universitaria».
Al centro del palco c’è un pianoforte.
«Non è casuale, sia io che il regista Antonio Latella suoniamo. E lui ha pensato di costruire una scena nella quale poter suonare e cantare la sua rabbia e al tempo stesso la voglia di vita».
Abbiamo la guerra alle porte. A novembre in tv l’abbiamo vista nei panni di Maria Bergamas, la “madre” del milite ignoto.
«Ci sto ripensando molto in questi giorni. Attraverso la voce di una madre che perde il figlio in guerra, ci siamo sentiti tutti partecipi. E lavorare sui luoghi in cui si sono svolti i fatti, con molte persone del posto, non attori, ha trasmesso grande forza».
E come ci si sente, invece, nei panni di Livia, storica fidanzata di Montalbano?
«La storia si è conclusa malamente ma così ha voluto Camilleri. Io partecipato solo agli ultimi 5 anni di 20 della serie, con un ensemble di lavoro formidabile: Zingaretti, Bocci, e la regia di Alberto Sironi che se ne è andato solo due anni fa. Il personaggio di Livia è stato molto detestato da un certo pubblico, c’è stata una curiosa partigianeria che si è sciolta quando Montalbano è stato costretto a un capitombolo sentimentale».
Con Vinicio Marchioni-George è anche sul set di un film di Riccardo Milani.
«Abbiamo finito di girare a dicembre Buon viaggio ragazzi, con Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio e Vinicio appunto. Riccardi è un regista che amo molto. La storia è tratta da una vicenda vera. Nella Svezia anni ’80 un gruppo di carcerati mette in scena Aspettando Godot di Beckett, ma non svelo altro».
E il film di Claudio Amendola quando uscirà?
«E’ del 2020 ma con il Covid ci sono stati problemi. Esce adesso, a marzo. Tre giorni nelle sale e poi su Amazon. Si intitola I cassamortari. Con Edoardo Leo, Giammarco Tognazzi, Massimo Ghinie Piero Pelù».