Fuggita con i due figli dalle bombe in Ucraina, adesso aiuta il suo popolo smistando gli aiuti per i profughi
Irina è stata tra le prime ad arrivare in regione, il marito è al fronte: i bambini vogliono tornare a casa
UDINE. È fuggita dai bombardamenti con due bambini, da pochi giorni è ospite di una famiglia friulana, ma l’idea di non poter aiutare il marito rimasto a combattere in Ucrania, la tormenta. Irina vuole dare una mano al suo popolo e l’unico modo che ha per farlo è impacchettare gli aiuti da trasferire al confine Polacco.
Da giorni smista farmaci, generi alimentari e capi di abbigliamento per preparare i pacchi da inviare ai profughi. «Dall’Ucraina sono scappata con i miei due figli di 15 e 9 anni appena hanno iniziato a bombardare. Al momento mi ha accolta, per pochi giorni, la signora per la quale lavora mia mamma, ma li non possiamo stare e quindi cerco una sistemazione».
Irina parla e continua a lavorare quasi per scacciare i brutti pensieri che le riempiono la testa dalla sera alla mattina. Pensa al marito e teme di perderlo perché in Ucraina quasi tutti i maschi vengono dirottati al fronte. Al fianco di Irina c’è la madre Alina visibilmente preoccupata perla figlia. «Mia figlia non sta bene, il marito combatte in Ucraina, i bambini, soprattutto il più grande, non vogliono restare in Italia. “Andiamo via, torniamo in Ucraina, se dobbiamo morire è meglio morire tutti assieme là».
Alina parla in italiano e mentre racconta il tormento della figlia preferisce non essere compresa da Irina che continua a preparare i pacchi per i suoi connazionali. Irina evita altre domande, tutte le donne fuggite dalla guerra preferiscono non ricordare i giorni trascorsi sotto la minaccia dei bombardamenti, in rifugio poco adatti a ospitare la popolazione. Anche Irina per oltrepassare il confine polacco ha fatto ore e ore di coda.
E adesso che è al sicuro, i bambini non ce la fanno ad ambientarsi. Vogliono vedere il padre, sentono la nostalgia della loro terra. Vogliono tornare ignari che in Ucraina ora c’è solo morte e distruzione. «È terribile, tutto questo non avrebbe dovuto succedere», ripete Alina secondo la quale, nei mesi e negli anni scorsi, non è stato fatto abbasta per evitare il conflitto. Troppi interessi economici legano i Paesi occidentali alla Russia.
Storie come queste non si contano più. Ogni giorno anche in Friuli Venezia Giulia arrivano famiglie dall’Ucraina distrutta dalla guerra. L’associazione Ucraina-Friuli sta lavorando per organizzare altri viaggi e garantire un alloggio ad altre donne e bambini.
Nell’attesa che i sindaci completano il monitoraggio delle disponibilità degli edifici pubblici e privati da mettere a disposizione delle Prefetture, l’associazione Ucraina-Friuli sta valutando come affrontare il problema dell’istruzione dei bambini. La maggior parte dei ragazzini partiti con le madri dall’Ucraina, non parlano italiano e questo fatto rischia di diventare un grave handicap per loro. Nelle scuole della regione mancano mediatori linguistici e non tutti i profughi si esprimono in inglese.
Allo stesso modo devono osservare le regole anti Covid e comunicare alle autorità sanitaria se sono stati vaccinati.