Mantova, doppio tour alla scoperta dei giardini di palazzo Ducale

MANTOVA. Alla scoperta dei giardini di palazzo Ducale in compagnia di Giacomo Cecchin  sabato alle 14.30 con bis alle 16.45. È già tutto esaurito per i due tour guidati tra il verde della reggia gonzaghesca organizzati dalla Cooperativa Librai in attesa di Orti Mantovani ai giardini Valentini il 19 e 20 marzo.

C’è un’onda verde che attraversa il Ducale. Sono molti i giardini da ammirare al suo interno. Erano i luoghi di svago e relax della famiglia Gonzaga e dei fortunati dell’entourage della corte. Ma non solo. Ogni giardino aveva le sue peculiarità. Ogni giardino era diverso dagli altri per conformazione e destinazione d’uso. I marchesi e duchi di Mantova erano dei bon vivant. Oltre che al chiuso, sapevano godersi la vita en plein air.

Si inizia col giardino che oggi chiamiamo Cortile d’onore, porticato su due lati e suddiviso in quattro grandi aiuole, delimitate da siepi di bosso e tenute a prato. Da qui si accede all’appartamento vedovile di Isabella d’Este abbellito da un giardino segreto, luogo riparato dove la marchesa poteva dedicarsi alla lettura e alla meditazione. Concluso nel 1522 dall’architetto mantovano Gian Battista Covo, questo spazio rettangolare di 80 metri quadrati è delimitato da muri ritmati da semicolonne e da nicchie che in origine ospitavano statue della collezione di Isabella. C’è poi, sempre in Corte Vecchia, il Giardino pensile: accessibile direttamente dal piano nobile attraverso la sala dei Fiumi, è circondato sui tre lati liberi da portici colonnati e scandito da viali ornati da piante in vaso, grandi aiuole bordate da siepi di bosso, tenute a prato con piante di rose.

In epoca asburgica il giardino fu rinnovato con la costruzione del Kaffeehaus nel 1773 al posto della grotta. Anche il Giardino dei Cani è pensile: è in Corte Nuova (il Castello) ed è circondato dall’Appartamento di Troia e dall’Appartamento di Guglielmo: 150 metri quadrati a forma di trapezio rettangolo con quattro aiuole che presentano differenti specie di piante perenni. Dal Cortile dei Cani si passa a quello della Cavallerizza, realizzato dall’architetto Giovan Battista Bertani, chiamato anche Prato della Mostra perché lì venivano mostrati i cavalli gonzagheschi pronti per la vendita. Il cortile è caratterizzato dal basamento in un bugnato rustico tipico di Giulio Romano e dal soprastante ordine costituito da semicolonne tortili. Il giardino più antico è quello dei Semplici, del ’400, sorto contemporaneamente alla Domus Nova. Nel 1603 venne risistemato su progetto del frate botanico fiorentino Zenobio Bocchi (già ideatore a Firenze del Giardino di Boboli) che sostituì la coltura a frutteto con erbe officinali: si pensava che queste equilibrassero i quattro temperamenti individuati dalla medicina del ’500: flemmatico, collerico, malinconico e sanguigno. Inoltre, il giardino era noto per conservare, al suo interno, piante profumate e essenze rare da erboristeria. D’inverno l’igiene dei Gonzaga pare lasciasse a desiderare: più che lavarsi si profumavano, soprattutto i vestiti con i fiori e le essenze rare di questo splendido giardino