Sono 386 gli ucraini accolti finora: «Serve un censimento preciso»

MANTOVA. Sono 386, attualmente, i profughi provenienti dall’Ucraina accolti nel Mantovano. È l’ultimo dato fornito dalla Prefettura al termine della cabina di regìa che si è riunita con Provincia, Comune di Mantova, Ats, Asst, Regione, Consorzio progetto solidarietà, Croce Rossa, Caritas e Sistema di integrazione e accoglienza Sai.

 Ma il numero di persone fuggite dalla guerra e arrivate fin qui potrebbe essere più alto. Spiega il vice prefetto vicario Giorgio Spezzaferri: «Abbiamo chiesto ai Comuni di farci sapere quante dichiarazioni di accoglienza hanno rilevato nei loro territori. A risponderci sono stati per ora 39 Comuni che hanno indicato 386 persone accolte». La solidarietà è partita e sta procedendo sotto forma di accoglienza diffusa dei profughi nelle famiglie e nelle parrocchie, ma uno dei problemi da risolvere in fretta è quello di capire quante persone siano arrivate dall’Ucraina e si trovino nel territorio mantovano. C’è bisogno, insomma, di un censimento. «Dobbiamo capire se quelle 386 persone sono in altri elenchi, se cioè sono state conteggiate anche dalla Questura, incaricata di raccogliere le autodichiarazioni di presenza sul territorio nazionale». Non c’è, però, solo la Questura a contare i profughi: ci sono anche la Caritas e l’Ats. Per esempio, a venerdì scorso, ma i numeri aumentano in fretta, la Questura ne aveva registrati 290, mentre all’Ats si era rivolto un centinaio di profughi e 150 alla Caritas. Probabilmente molti di loro sono gli stessi, ma diventa fondamentale sapere quanti siano davvero i profughi arrivati dal 24 febbraio, quando le bombe hanno cominciato a cadere sulle città dell’Ucraina. «Secondo noi sono circa 400 – dice Spezzaferri – su di loro si innestano i nostri sforzi per la ricerca di alloggi tramite i Comuni e i gestori dei nostri centri di accoglienza straordinaria. Poi attorno a loro dovremo costruire dei servizi. Al momento, quelle persone sono in accoglienza diffusa nelle famiglie che si sono dichiarate disponibili ad ospitarle».

Nei prossimi giorni la Prefettura pubblicherà una manifestazione di interesse per trovare altre disponibilità di alloggio, a cui poi seguirà il bando di gara vero e proprio; ma solo quando dal ministero dell’Interno arriveranno indicazioni più precise sul sistema di accoglienza da mettere in piedi per il lungo periodo e sulle risorse da impiegare. Un altro problema che sta emergendo in altre province è l’impiego delle risorse pubbliche. Non possono essere dati soldi ai privati che si rendono disponibili ad accogliere i profughi: in pratica, chi mette a disposizione un appartamento deve far fronte anche alle spese delle utenze. «Fino a che non arriverà una norma specifica possiamo solo fare accordi con i Comuni» dice il vice prefetto. Intanto, prosegue l’opera di accoglienza e assistenza da parte della Caritas. «Ad oggi sono 21 le famiglie, in tutto 69 persone, ospitate nel nostro circuito fatto di parrocchie e di privati – spiega il direttore Matteo Amati – si trovano soprattutto nella zona di Suzzara e Gonzaga, a Soave e a Mantova. Altre famiglie sono in arrivo: ne abbiamo circa dieci attualmente ospiti di famiglie dove una parente lavora come badante, ma che tra qualche giorno dovranno lasciare. Abbiamo censito 160 alloggi disponibili e un gruppo di nostri volontari sta facendo dei sopralluoghi per verificarne l’agibilità. Visto che di ristori per chi accoglie ancora non si parla, diamo priorità a chi ci mette a disposizione un alloggio e non ci chiede nulla». Intanto, prosegue la raccolta di fondi per la Caritas di Leopoli, giunta a quasi 100mila euro: «Nei prossimi giorni partiranno i bonifici» dice Amati, colpito da tanta solidarietà.