Il Mantovano, terra di pianura, produce energia coi salti d’acqua
Già installate 20 centrali idroelettriche per oltre 6 Megawatt. E c’è chi pensa alle dighe sul Po
MANTOVA. Dai settanta metri sul livello del mare di Ponti sul Mincio ai quasi 20 di Bagnolo San Vito. Appena cinquanta metri di dislivello che però consentono al Mantovano di produrre energia idroelettrica per oltre 6 Megawatt, quanto basta per garantire i consumi a circa 2mila famiglie.
Una cosa impensabile sino a qualche decennio fa ed ora resa possibile dal progresso tecnologico che consente di sfruttare in modo efficiente anche piccoli salti d’acqua. La parola chiave è “microidroelettrico”. Un business nel quale l’Italia da tempo ha guardato con attenzione. E nel Mantovano, nonostante si tratti di una provincia di pianura, non si è stati a guardare.
Un decennio fa, nel 2013, gli impianti censiti sul territorio provinciale erano 5. Il settore più giovane e per ora promettente delle energie alternative ha vissuto da allora una sorta di piccolo boom . Oggi gli impianti in funzione sono 17 e per altri tre sono in corso le procedure di collaudo. Assieme garantiscono una potenza complessiva di 6,13 Mw. Rispetto all’eolico, che produce solo in presenza di vento, ed al fotovoltaico, che concerta di giorno e nella stagione estiva i suoi picchi, l’idroelettrico garantisce una costanza di funzionamento 24 ore al giorno e 365 giorni l’anno. Con costi di gestione e di manutenzione inferiori alle biomasse, altro comparto delle energie verdi nelle quali Mantova è fra le province maggiormente dotata.
La più giovane delle energie rinnovabili, è anche fra le più antiche, se consideriamo che il Mantovano, chiusura idrografica della Val Padana, è da sempre ricca di acque e di mulini, e non a caso la sede dell’Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici è nel Mantovano. Sfruttando rogge, vasi e duali tracciati già in epoca medievale e poi gonzaghesca, i mulini fra le pendici delle colline moreniche e l’asta del Po hanno macinato per secoli sfruttando piccoli salti d’acqua. E proprio studiando le carte degli antichi mulini, oggi le società che gestiscono il microidroelettrico hanno fatto le loro proposte nel Mantovano.
La maggiore concentrazione è sul canale Scaricatore del Mincio, con 6 impianti, quasi un terzo del totale. Per quanto riguarda la tipologie di società, si va dagli impianti privati o aziendali, a quelli consortili (tre del Garda Chiese) alle società multiutility come Tea Sei o Enel Green Power che possiede il più grande impianto del Mantovano, il monte Corno di Volta, 2,2 Mw, un terzo di tutta la produzione provinciale. Ma da ani giace un progetto per “bacinizzare” il Po, come avviene per i grandi fiumi europei, con la costruzione nel Mantovano di 4 traverse, sorte di dighe, in grado di innalzare il livello dell’acqua e rendere navigabile il fiume per 365 giorni l’anno. La realizzazione delle traverse permetterà di ottenere, dei salti d’acqua di circa 3 metri che potranno essere utilizzati, per produrre energia idroelettrica stimata in 920mila MWh/anno, pari al 3% della produzione idroelettrica nazionale. Attualmente il progetto è nella fase di «studio di fattibilità», ma il costo di 2,4 miliardi stimato nel 2015, frena la realizzazione.