E l’assegno unico del governo Draghi rivoluziona il sistema degli aiuti statali

TRIESTE. Da marzo si cambia. E se per molti sarà questione di riabituarsi, per altri sarà una totale novità. Niente più assegno familiare e detrazioni in busta paga. L’assegno unico universale introdotto dal governo Draghi modifica dopo decenni il sistema di contribuzione statale per le famiglie con figli a carico e apre le porte a lavoratori autonomi e professionisti. Sono quasi 140 mila i nuclei familiari che in Friuli Venezia Giulia devono fare domanda per il nuovo beneficio che entra in vigore dal prossimo stipendio.

L’assegno unico è erogato dall’Inps e all’Inps da inizio gennaio può essere richiesto dopo aver effettuato il calcolo dell’Isee con l’aiuto di un Caf. Per chi non l’ha ancora fatto, l’assegno sarà accreditato retroattivamente al momento della domanda. La procedura richiede pochi passaggi sul sito dell’Istituto di previdenza, a patto di essere dotati dell’identità digitale Spid.

Anche nel caso dell’Auu la logica è la semplificazione dei bonus a disposizione delle famiglie: vanno in soffitta il bonus bebè statale e il cosiddetto premio alla nascita. L’erogazione partirà da questo mese. Il nuovo assegno non è più accreditato sulla busta paga di uno o entrambi i genitori, ma sul loro conto corrente, in sostituzione del vecchio Anf e delle detrazioni, che smetteranno di comparire tra le voci che compongono lo stipendio.

Il contributo spetta anche a lavoratori autonomi, liberi professionisti e disoccupati, che avranno per la prima volta accesso a una misura simile e faranno raddoppiare il numero dei fruitori rispetto ai vecchi Anf. Basta che la famiglia abbia figli a carico fino a 21 anni e che i maggiorenni continuino a studiare o lavorino con contratti di apprendistato o tirocinio. Con il vecchio sistema i figli potevano però essere tenuti a carico fino ai 24 anni. Il requisito statale di residenza si abbassa a 2 anni e si azzera se la persona ha un contratto a tempo indeterminato.

Per le famiglie con Isee inferiore a 15 mila euro (metà della platea) l’importo per ciascun figlio minore è di 175 euro al mese, che si riduce gradualmente all’innalzarsi del reddito. Con 30 mila euro di Isee si arriva a 100 euro. Da un Isee di 40 mila o superiore, l’assegno raggiunge il valore minimo di 50 euro. Dai 18 ai 21 anni del figlio, il versamento si abbassa a 85 euro mensili per la soglia Isee minima e arriva a 25 euro per chi sta sopra i 40 mila euro o chi non fa domanda. Tutti gli importi vengono ritoccati al rialzo in caso entrambi i genitori lavorino, abbiano almeno tre figli o debbano assistere ragazzi con disabilità.

L’Inps parla di «un lieve miglioramento» rispetto alle politiche vigenti e stima che in media le famiglie beneficiarie riceveranno 204 euro al mese. Ci sarà chi ci guadagna e chi ci perde. Secondo l’Istituto, «le coppie e i monogenitori con figli minori ricevono in media importi più elevati», mentre «le famiglie con figli adulti ricevono un importo relativamente minori, subendo maggiori perdite in seguito all’abrogazione delle politiche familiari in vigore». Per il ministero dell’Economia, «si può stimare che su un totale di oltre 7 milioni di nuclei con figli a carico sotto i 21 anni, 4,6 milioni (il 65% del totale) registreranno un incremento del proprio reddito pari in media a 1600 euro annui (circa 135 euro mensili). Larga parte dei nuclei restanti rimarrà sostanzialmente indifferente». —



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