Il punto di Andrea Margelletti: “L’Ucraina che entrerà nell’Ue potrebbe restare nel mirino dei russi. Riflettiamoci”
Professor Margelletti, il premier Draghi ha dichiarato che l’Europa vuole l’Ucraina nell’Ue. Che futuro geopolitico avrà questo nuovo assetto?
«Il governo italiano si è dimostrato fermo nel mantenere il punto sul supporto all’Ucraina. Ma ora è anche doveroso chiederci se questo Stato dovrà dotarsi dello stesso dispositivo militare dell’Europa e chiarire di quale Ucraina stiamo parlando. Perché è molto probabile che dal punto di vista territoriale sarà un Paese profondamente diverso. E nessuno ci potrà assicurare l’Ucraina, benché neutrale, non divenga oggetto di un nuovo interesse da parte russa. Insomma, vale la pena di fare una riflessone dal punto di vista della sicurezza internazionale».
Quindi l’Europa deve chiedersi che cosa sarà disposta a fare in futuro per questa nazione?
«Esattamente. Proprio perché si tratta di uno Stato che confina con la Russia, potrebbe essere ancora particolarmente esposto a una sua nuova offensiva militare».
Lei vede improbabile un futuro ingresso dell’Ucraina anche nell’alleanza Atlantica?
«No. Abbiamo visto che cos’è successo alla Svezia quando ha manifestato questa volontà. Subito è partita la minaccia russa, quindi non credo proprio che questa sia la prospettiva, ma vedo quella della neutralità».
Come vanno le trattative diplomatiche?
«Il desiderio di Kiev di trattare si scontra da giorni contro i bastioni del Cremlino che oppongono a queste richieste il loro ortodosso desiderio di vittoria».
A Kiev l’esercito ucraino si sta difendendo bene vero?
«Sì, la situazione a Ovest è molto diversa rispetto a quella delle città del Sud, come l’ormai piegata Mariupol. Anzi a Kiev l’esercito ucraino non solo ha respinto l’attacco russo, ma ha guadagnato terreno rispetto al giorno precedente spingendo più lontano dalla città le truppe».
Come giudica il fatto che Zelensky nel suo discorso al Parlamento italiano non abbia più invocato la no-fly zone?
«Zelensky non poteva fare un discorso “interventista” perché sapeva che era il Parlamento sbagliato per farlo. Il testo è stato modulato sul destinatario perché si trattava di un’assemblea divisa al suo interno anche sull'approccio a questa guerra. Per questo, e non per la telefonata ricevuta da Papa Francesco, ieri mattina Zelensky, non poteva presentarsi con un discorso di sangue, sudore e lacrime. E appunto non a caso, non ha parlato di no fly zone».