SAN PIER Negli anni della sua presidenza San Pier d’Isonzo era diventata uno dei poli del calcio regionale, grazie a Massimo Giacomini che vi portava ad allenarsi la Triestina, a quei tempi militante in serie B. Lucio Sironich, scomparso all’età di 73 anni, era il presidente di quell’Isonzo San Pier che, grazie al suo impegno, era riuscito ad instaurare una fruttuosa collaborazione con la società alabardata. Solo due anni di presidenza, dalla stagione 1982/83 a quella successiva, 1983/1984, che però bastarono per scrivere una pagina importante nella storia del calcio locale. A San Pier arrivava la squadra di De Falco e Romano, di Vailati e Ascagni, ma anche di diversi giocatori espressione del mandamento come Pelosin e Memmo. Sironich arrivò ad appassionarsi del pallone al termine di un percorso sportivo variegato: grazie anche al suo fisico imponente fece strada nel rugby, arrivando fino a disputare un campionato di serie B, ma tra le sue passioni un posticino in bacheca lo trova anche il tennistavolo, campioncino in erba quando da giovane arrivò a classificarsi alle semifinali del campionato italiano giovanile. Nato a Muggia nel 1949 da genitori istriani (Visinada, che ha sempre portato nel cuore), giunse sul territorio nel 1973 quando papà Giuseppe aprì a Turriaco l’omonima azienda, officine meccaniche di precisione. Una ditta che impiegava fino a 30 operai e nella quale Lucio si costruì un ruolo importante, titolare dei rapporti con l’estero, lavoro che lo portava spesso e volentieri a girare il mondo. Con San Pier, era Turriaco il centro del suo mondo, lì viveva con la moglie Valerie e la figlia Marena. Proprio Marena ha espresso, con un post su facebook, le volontà del padre: dopo il funerale, che si svolgerà domani alle 11 nella sala mortuaria del cimitero di Monfalcone, il feretro procederà verso Cervignano per la cremazione e poi, in data da destinarsi, le cenere verranno disperse nelle acque dell’Isonzo a Turriaco. «Da lì raggiungeranno il mare – ha scritto Marena – dove papà potrà finalmente riposare. E chi lo sa che non riescano, forse, a lambire le coste della sua amata Istria». —
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