SCANDIANO. Sono iniziate sabato le cure alla Grande Quercia, il maestoso albero adagiato sulle colline di Rondinara tanto amato dagli escursionisti. Grazie a un finanziamento regionale, un team di esperti guidati dall’agronomo Giovanni Morelli si sta prendendo cura della pianta.
Professore, quali sono le sue condizioni?
«Da qualche anno sta presentando una condizione di progressiva sofferenza sicuramente legata al calpestio. La zona infatti è molto frequentata e comporta che tanta gente transiti sotto la chioma dove ci sono le radici. A lungo andare, questo comporta un compattamento del suolo con sofferenza per le radici. Poi, complici i cambiamenti climatici, questo ha ingenerato la situazione».
In cosa consiste il vostro intervento?
«Già dall’anno scorso, l’albero è stato inserito in un programma di monitoraggio. Oggi, grazie a questo finanziamento regionale, interveniamo per migliorare le condizioni di radicazione. In sintesi, si fa un decompattamento del suolo con sistemi di pressione d’aria. Il terreno rimosso per i primi centimetri viene miscelato a materiale inerte con sostanze di origine naturale e rimesso in sede e viene bagnato. La zona viene interdetta al calpestio in maniera tale da rendere possibile alle radici di colonizzare il terreno smosso per i prossimi anni, ma anche, si spera, per riuscire a migliorare le condizioni generali».
Quanti anni ha la Grande Quercia?
«È difficile stabilirlo perché l’albero è cavo e non sarebbe nemmeno possibile fare la conta degli anelli. Ragionevolmente, si può ritenere che abbia due secoli di vita. Gli alberi, per come sono organizzati e per il fatto che generano nuovi tessuti, sono potenzialmente immortali. Teoricamente, non ha un limite di durata della vita; poi qualche contingenza si può verificare. Abbiamo esempi della stessa specie di 500-600 anni».
Basterà questa cura?
«Il programma è su 5 anni e prevede, dopo, leggere potature e ulteriori monitoraggi. È auspicabile che sia una crisi temporanea. Anche il clima deve dare una mano: veniamo da una stagione siccitosa tragica. Poi il nostro atteggiamento deve essere come quello che si rivolge verso un’opera d’arte preziosa: ammirarla con gli occhi, ma standole lontani per preservarla, vista la sua delicatezza. Può sfuggire perché sembrano possenti, ma in realtà vivono in un equilibrio estremamente delicato. Quindi, dobbiamo fare qualche piccola rinuncia affinché possa sopravvivere e raggiungere le future generazioni. Lo merita un albero così vetusto, ma lo meritano tutti. La quercia di Rondinara è la più famosa della provincia di Reggio, ma devo dire che il Reggiano è ricchissimo di alberi monumentali».
