Senza stipendio 300 tra bidelli e supplenti in provincia di Pavia
La denuncia di Verde (Uil): «Lentezze burocratiche e procedure complesse. Ritardi da uno a tre mesi nei pagamenti»
PAVIA. Stipendi in ritardo per i supplenti delle scuole della provincia di Pavia. Un problema che sta toccando circa 300 persone, tra collaboratori scolastici e docenti. È il personale che fa parte degli organici Covid, attivati a settembre per consentire la riapertura in sicurezza delle scuole e i cui contratti sono stati di recente prorogati, ma anche i supplenti che sostituiscono docenti e collaboratori per maternità e malattie.
In alcuni casi il ritardo segnalato è di un solo mese, ma si arriva anche fino a tre mesi di lavoro senza che si sia ottenuto un euro. «Questo ritardo è dovuto da un lato alla lentezza burocratica dell’assegnazione dei fondi da parte del Ministero, dall’altro alla burocrazia che regola la trasmissione dei dati da parte delle scuole – spiega Luigi Verde della Uil –. Le scuole attraverso un sistema telematico devono inserire a fine mese i dati sul servizio prestato dal collaboratore o dal docente. Un incarico che viene eseguito da personale amministrativo, che in questo momento nelle nostre scuole è molto carente».
«Procedura macchinosa»
I ritardi nel pagamento degli stipendi toccano tutti i supplenti ma con gradi differenti a seconda dell’istituto in cui questi lavorano. «Dove la carenza di personale amministrativo è maggiore, più alto è il rischio di un ritardo nell’erogazione degli stipendi», spiega Verde. La procedura per la trasmissione dei dati relativi a questo personale è tortuosa. La scuola, attraverso il suo personale amministrativo, deve inserire ogni fine mese il dato sulla prestazione del servizio per ogni docente o collaboratore scolastico che lavora in quella scuola.
La trasmissione viene fatta al Ministero dell’economia e delle finanze attraverso la ragioneria territoriale dello Stato (gli uffici sono a Pavia in corso Mazzini). Solo a quel punto, quando l’iter è concluso, lo stipendio può essere pagato. «Ma il meccanismo si inceppa, perché nelle scuole non c’è personale a sufficienza e la gestione dei dati è difficoltosa – prosegue Verde –. Agli istituti sono state assegnate delle risorse e qualche insegnante, ma nemmeno una persona in più per gli organici del personale amministrativo».
Chi è in difficoltà
I supplenti che hanno problemi con lo stipendio lavorano in tutte le scuole, anche se i docenti sono concentrati soprattutto nelle scuole di infanzia e primarie. Tra questi, ci sono anche coloro che sono stati assunti con contratti a tempo per gli organici Covid: i collaboratori scolastici per provvedere alla sanificazione delle aule, gli insegnanti per permettere le divisioni delle classi in bolle. I collaboratori scolastici percepiscono stipendi di circa mille euro al mese, mentre i docenti arrivano a un massimo di 1.300 euro. Come si risolve il problema? «Si deve trovare un modo per velocizzare il meccanismo di trasmissione dei dati – risponde Verde –. Non è tollerabile che a causa della burocrazia ci siano lavoratori della scuola che non vengono pagati». —