Il monastero a Leopoli dove i padri orionini accolgono chi scappa dai bombardamenti
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foto da Quotidiani locali
la storia
Dall’inizio dell’invasione russa gli ucraini che vogliono allontanarsi dal Paese cercano rifugio o un aiuto per scappare al monastero orionino di Leopoli (L’viv, in ucraino), a circa 70 chilometri dal confine con la Polonia. E quando arrivano trovano don Egidio Montanari, missionario originario di Borghetto Lodigiano che da vent’anni è in ucraina con una comunità di orionini, a portare aiuto e ascolto.
Proprio il suono delle bombe accompagna le giornate al monastero, dove si sono riuniti tutti i sacerdoti che operano in Ucraina, fra i quali don Moreno Cattelan e un chierico provenienti da Kiev, che collaborano nella organizzazione delle attività in aiuto alla popolazione ed alla comunità locale. Come la popolazione, anche i sacerdoti sono provati dalla guerra e hanno paura. Ma restano.
«Qui la situazione è relativamente tranquilla – racconta don Egidio –. In città funzionano quasi tutti i servizi come supermercati e banche. Nelle settimane sono aumentati i profughi presenti in zona e attualmente al seminario ne ospitiamo trenta. Dall’inizio dei bombardamenti mi sono occupato di gestire i viaggi della salvezza tramite i corridoi umanitari queste persone che scappano dalla guerra o cercano un rifugio».
Nell’ultima settimana il numero dei viaggi per l’Italia e gli altri paesi è diminuito. Se dopo i primi bombardamenti nel paese i pullman in partenza erano almeno tre a settimana, ora si organizza un viaggio ogni sette giorni verso paesi dell’Europa che accettano di accogliere i profughi. Anche gli allarmi, i bombardamenti e le invasioni, si sono placati negli ultimi cinque giorni, come spiegano gli stessi orionini.
Ad aiutare don Montanari, originario di Borghetto Lodigiano, in passato parroco della chiesa di Don Orione a Voghera, sono giunti altri sacerdoti della congregazione, provenienti da strutture orionine a Kiev, fra i quali Don Moreno Cattelan, in Ucraina da 17 anni e nato a Padova, che racconta: «Abbiamo raggiunto il monastero subito dopo i primi bombardamento. Dall’Italia ci aiutano altri sacerdoti, fra questi don Fabio che da Tortona coordina gli aiuti e arrivi in Italia, anche di disabili. Nel monastero offriamo un letto anche non vuole allontanarsi dal Paese, ma che cerca un posto sicuro e protetto, in attesa di tornare a casa, al momento c’è anche una donna incinta. Molti si nascondono nelle cinque scuole della città. Riusciamo ad aiutare anche i più poveri distribuendo cibo tramite la Caritas. Molti profughi scappano in treno».
Nonostante alcuni razionamenti, come quello dell’acqua, al momento al monastero si riesce ancora a reperire quanto necessario per tutti i profughi. La fondazione Don Orione ha messo a disposizione un conto corrente bancario per la raccolta di denaro a disposizione per le attività al santuario ed i viaggi. Nei giorni scorsi, per questioni di sicurezza, sono state ospitate in polonia le suore orionine della comunità di Korotyc, insieme a bambini e madri residenti in una casa famiglia. La rete della solidarietà in Ucraina è più viva che mai e a Leopoli il punto di riferimento è la comunità orionina. —
PAOLA DELLAGIOVANNA