Torna in classe il prof minacciato con la pistola dallo studente: «Ho parlato coi ragazzi. Ma quel video...»
L'intervista al docente dell’istituto tecnico di Sesto Fiorentino che si è trovato sotto la minaccia di un adolescente di 14 anni durante la lezione
FIRENZE. «Se tornassi indietro, l’unica cosa diversa che farei sarebbe fermarlo sul nascere, non fargliela fare nemmeno quella sceneggiata, più per lui che per me». A parlare è il docente dell’istituto tecnico di Sesto Fiorentino che, alla fine di marzo 2022, si è trovato sotto la minaccia di una pistola. Un’arma giocattolo, si è poi scoperto. A puntargliela contro un suo studente di 14 anni indagato dalla procura dei minori di Firenze per minacce aggravate dall’aver agito per motivi di bullismo e per interruzione di pubblico servizio.
Proprio martedì 5 aprile l’insegnante (di cui non riveliamo il nome per non rendere identificabile l’imputato minorenne), ha presentato una querela per diffamazione attraverso il suo legale, l’avvocato Mattia Alfano. La denuncia è rivolta all’alunno, o agli alunni, che saranno ritenuti responsabili di aver registrato il video della scena della minaccia e di averlo diffuso sui social. Sarebbe stato proprio lo studente quattordicenne, spiega il docente, a chiedere a una sua compagna di filmare la sua “bravata”. Prima di entrare il classe il prof, aveva saputo da una collega che c’era uno studente con una pistola giocattolo. Gli insegnanti lo sapevano dalla prima ora di lezione, ma non si era ritenuto di togliere l’arma allo studente.
Come si sente professore?
«Dopo l’uscita della notizia ho cominciato a sentire fastidio perché tutti mi chiedevano “come stai? ”. Io non ero intimorito, ho vissuto quella sceneggiata come una goliardata di cattivo gusto, solo questo. D’altronde nel video si vede bene che non sono spaventato, sono quasi scocciato. Ho cercato di rimanere impassibile, come a dire: “Fai questa pagliacciata perché hai deciso di farla”. Se gli do importanza, mi sono detto, è quello che cerca. Poi gli ho fatto presente che era un’azione grave, e che se non avesse trovato un bontempone tipo me avrebbe avuto conseguenze ben più gravi».
Quindi per lei è stata solo una goliardata?
«Secondo me sì. Io l’ho vissuta così. Infatti la mia querela non è tanto per un fine punitivo, è più un discorso rieducativo. Premetto però che ho saputo che era stato girato il video dell’episodio solo due giorni dopo l’accaduto, quando mi ha chiamato la polizia».
Prima di entrare in classe però sapeva già che circolava una pistola (giocattolo) in classe.
«Lo sapevo. Io sono entrato alle 11 quella mattina. In sala professori una collega mi ha detto: “Guarda che nella famigerata classe, quella turbolenta, oggi c’è anche uno con una pistola giocattolo”. Io quindi ero già al corrente».
Questo ha influito nella sua reazione?
«Se non fossi stato informato non so come avrei reagito, perché era un’arma molto simile a quelle vere...».
Alla fine perché ha deciso di presentare una querela?
«È un atto rieducativo, nei confronti di tutta la classe, sia di chi ha girato il video che del resto della classe che è stata complice. È stato il ragazzo a chiedere di riprenderlo col cellulare, me lo confermato lui stesso».
Ha parlato con la classe di quello che era successo?
«Sono tornato ieri (lunedì 4 aprile per chi legge, ndr) a fare lezione. Prima che la cosa uscisse sui media la mia intenzione era di finirla lì. Ma dopo quello che è uscito sui giornali la mia lezione è stata incentrata a illustrare agli alunni tutto quello che hanno provocato questi dieci secondi di bravata. “Ti rendi conto - ho detto al ragazzo - che per dieci secondi di bravata ti sei giocato intanto il cellulare, che ti hanno sequestrato, e poi ti sei tirato dietro una serie di eventi che, sono sicuro, se te li fossi aspettati non avresti mai portato a scuola la pistola?».
E lui come ha risposto?
«Ha detto che voleva solo fare uno scherzo, che non voleva fare del male a nessuno. Gli ho fatto presente che davanti a un’arma avrei potuto spaventarmi e addirittura reagire, oppure avere un malore per la paura. Poi ho fatto presente a tutta la classe che non è la scuola che vieta di portare cellulari in classe, ma la legge, anche per evitare che si mettano nei guai».
Alla fine insomma è partita una ramanzina coi fiocchi. I ragazzi cosa hanno detto?
«Come spesso accade in questi casi, la discussione è diventata un monologo del professore. Alla fine hanno ripetuto che era solo uno scherzo. E allora, d’accordo col mio avvocato, abbiamo deciso di presentare una querela intesa come atto rieducativo, perché se per i ragazzi tutto questo resta uno scherzo allora c’è il rischio che qualcun altro lo rifaccia. Quindi è bene rimarcare che è una cosa che non va bene».
Se potesse tornare indietro, a quando è stato minacciato con la pistola, che cosa farebbe?
«Tornassi indietro l’unica cosa diversa che farei sarebbe fermare lo studente subito, non gliela farei neppure fare la sceneggiata, più per lui che per me. Al limite gli avrei confiscato la pistola e l’avrei portato in vicepresidenza, per dare un messaggio a lui ma più che altro a chi aveva fatto il video, che forse così lo avrebbe cancellato subito. Quel giorno alla prima ora la vicepresidenza era già intervenuta in classe perché il ragazzino aveva mostrato la pistola».
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