Due avrebbero causato la morte del 34enne Nico Hozu. In carcere per estorsione anche chi gestiva l’ospitalità illegale
MODENA. Intorno all’ex Fazenda di strada Bellaria ruotava un mondo invisibile dove sbandati, senzatetto e spacciatori convivevano con i loro traffici e le loro strategie per sbarcare il lunario. Poi era arrivato quel ragazzo di origine rumena – Nico Hozu, 34 anni – e nella notte del 25 agosto il precario equilibrio del microcosmo Fazenda si è irrimediabilmente compromesso. Hozu venne trovato con la testa fracassata a bordo strada, inizialmente si pensò che potesse essere stato investito ma qualcosa non tornava e rapidamente gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Giuseppe Amara, si indirizzarono verso altre strade. Il 34enne non si riprese mai più e morì il 18 settembre al Policlinico a causa della “frattura scomposta e pluriframmentaria della teca cranica con severe lesioni a carico del parenchima encefalico”. Era stato ucciso. Chi lo aveva aggredito lo ha aveva fatto con un oggetto contundente di superficie regolare, come del resto ha confermato il medico legale al termine degli esami autoptici a cui la salma era stata sottoposta.
La prima svolta delle indagini arriva il 30 settembre quando i carabinieri fermano un 28enne marocchino. Frequenta con regolarità l’ex Fazenda, ammette di conoscere Hozu con cui ha condiviso anche alcuni lavori saltuari ma allontana da sé ogni responsabilità. Tra i due però c’è una telefonata avvenuta poco prima dell’omicidio.
Ieri all’alba è invece scattato il blitz che dovrebbe aver chiuso il quadro indiziario. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Modena hanno infatti eseguito un’ordinanza emessa dal giudice delle indagini preliminari su richiesta della Procura. Le ordinanze cautelari sono indirizzate nei confronti di cinque uomini: tre vanno in carcere (compreso quello arrestato a settembre); un altro è finito ai domiciliari mentre per l’ultimo è arrivato il divieto di dimora in provincia di Modena.
Sono indagati a vario titolo di omicidio volontario in concorso, cessione di stupefacenti, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, estorsione, falsità materiale. Nel corso di una perquisizione domiciliare ad uno degli arrestati sono stati sequestrati 16 grammi di cocaina.
Soltanto a due di loro viene contestato l’omicidio volontario mentre con altri due albanesi sono considerati protagonisti anche di un vasto giro di spaccio. Il terzo finito in carcere è invece un campano, amico di Hozu, colui che – era emerso dai primi accertamenti – gli diede la prima ospitalità dopo che il 34enne aveva perso lavoro e casa. A lui è contestato il reato di estorsione: attraverso varie minacce pretendeva soldi dagli “ospiti” illegali dell’ex Fazenda per assegnare loro un alloggio notturno. Un piccolo ras, lo delineano gli inquirenti, il cui impero è stato distrutto da un omicidio così inatteso quanto violento.
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