Pontedera, ex nuotatore muore a 27 anni per una grave malattia

Il decesso è avvenuto in ospedale dov’era stato ricoverato, il funerale nella chiesa di Boschi di Lari

PONTEDERA. Lo sguardo penetrante e l’atteggiamento del ragazzo sicuro di sé. Forte di un fisico scolpito da anni e anni di fatica in acqua, di bracciate tra le corsie della piscina comunale di Pontedera che, in pratica, lo ha cullato fin da bambino fino a farlo diventare un uomo. Poi la decisione di lasciare l’agonismo alla Dimensione nuoto in un’età in cui o si svolta verso una carriera sportiva di grandi sacrifici e di obiettivi elevati, o si molla scegliendo la strada degli studi o del lavoro. Michele Cerrai aveva imboccato quest’ultima, senza però chiudere la porta a uno sport che ti appassiona e ti condiziona la vita. Negli ultimi anni aveva fatto sapere agli amici conosciuti sotto la cupola dell’impianto in via della Costituzione che avrebbe voluto riprendere l’attività nel gruppo dei Master.

Ma, purtroppo, il fisico non sempre segue la testa e la volontà. Perché il 27enne di Boschi di Lari era malato seriamente. Aveva lottato fino allo stremo, tanto da aver avuto la sensazione di aver vinto la battaglia. Ma poi il male era tornato a bussare alla sua porta di giovane con una vita davanti, con tanti sogni da realizzare insieme alla fidanzata conosciuta proprio in piscina, attorniato dall’amore dei genitori e del fratello Davide. E a quel punto, Michele non ha potuto più opporre resistenza. Fino all’altra notte in ospedale, quando è morto.

Una notizia atroce che dal piccolo paese nel territorio di Casciana Terme Lari si è diffusa rapidamente tra Lari e Pontedera, intrufolandosi nei pc e nei telefoni di chi conosceva il ragazzo e dei tanti amici di Virginia Cedolini, istruttrice di nuoto nella società sportiva pontederese, anche lei molto giovane ma capace di saldare un’unione con Michele da far invidia a coppie sposate da oltre cinquant’anni. In poco tempo, la scomparsa del 27enne ha fatto chinare il capo a tantissime persone, ex compagni di tante giornate trascorse in vasca, ragazzi più giovani di lui che lo conoscevano per fama, suoi coetanei e anche più vecchi. Perché davanti a una tragedia del genere ognuno cerca d’immedesimarsi nei genitori, nei fratelli o nelle fidanzate della sfortunata persona che nulla ha potuto davanti alla crudeltà della vita. E l’unica via d’uscita è il silenzio.

Lo stesso che ha mantenuto la famiglia in questi mesi di grande durezza. Il fatto che Michele si fosse ritrovato un’altra volta a lottare contro quell’incubo, dopo essersene liberato, aveva fatto ripiombare tutti i familiari più stretti nello sconforto totale. Un avanti e indietro dagli ospedali assolutamente sfiancante contro cui è pressoché impossibile rispondere sempre col sorriso. Una crudeltà unica che, questa volta, ha schiantato le resistenze di un ragazzo cresciuto in mezzo alla fatica che solo la piscina ti fa provare.

Ieri pomeriggio, al funerale nella piccola chiesa di Boschi di Lari, davanti a don Tommaso Buti che ha celebrato la messa e dato l’ultimo saluto all’ex nuotatore, si poteva avvertire tanto calore attorno ai genitori. Ma percepire chiaramente ancora tanto silenzio. E osservare i numerosi sguardi bassi, inevitabili di fronte a una tragedia di queste dimensioni. Solo Rispetto e incredulità per una giovane vita volata via davvero troppo presto.

«È difficile, se non impossibile, trovare le giuste parole davanti a così tanto dolore – ha detto il parroco –. L’unica via d’uscita è pensare alla resurrezione e al fatto di poter nutrire una speranza di riabbracciare Michele in un’altra dimensione».

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