Sparatoria di via Carducci a Trieste: in 12 chiedono il patteggiamento
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Dieci si trovano ai domiciliari col braccialetto elettronico. Altri due sono in carcere. L’udienza per la decisione del gup si terrà il 13 aprile
TRIESTE I dodici cittadini afferenti in gran parte alla famiglia di origini kosovare Islami, ritenuti responsabili della sparatoria di via Carducci dello scorso 4 settembre, hanno chiesto il patteggiamento. Il pm Chiara De Grassi ha prestato il proprio consenso e il gup Luigi Dainotti ha fissato per il prossimo mercoledì, 13 aprile, l’udienza in Camera di consiglio per decidere se accogliere o rigettare la richiesta. Ma andiamo per ordine: attualmente coloro che la Procura ha individuato come i responsabili di uno dei fatti di cronaca che più hanno scosso Trieste lo scorso anno si trovano agli arresti domiciliari muniti di braccialetto elettronico, tranne Fatmir Bajrami e l’afgano Shahem Oriakhil che sono sottoposti a misura cautelare in carcere.
Sette le persone offese: sei afferenti alle famiglia Krasniqi e una a quella dei Morina. Sono tutte difese dall’avvocato Giovanni Di Lullo. A una di loro, a seguito dell’aggressione, è stata asportata la milza, una è stata raggiunta da un proiettile al dorso, un’altra alla caviglia, ulteriori due agli arti. Quella sparatoria, avvenuta alle 7.50 del mattino, si sarebbe potuta trasformare in una tragedia.
Il pm, nella propria richiesta di giudizio immediato, ha formulato per tutti gli imputati una contestazione alternativa di tentato omicidio plurimo pluriaggravato e/o di lesioni personali volontarie plurime e pluriaggravate.
Arton e Avni Islami attraverso il loro legale, l’avvocato Giovanni Fusco del foro di Napoli, hanno chiesto di patteggiare una pena a quattro anni, otto mesi e 15 giorni di reclusione per il tentato omicidio e le lesioni, con la concessione delle attenuanti generiche equivalenti alle contestate aggravati. Lumni Islami, Mergin Ilami e Fatmir Bajrami, difesi dall’avvocato Davor Blaskovic, e Clirimitar Islami, Viar Islami, Shahem Oriakhil, Fazli Islami e Gazmend Tahiri, difesi dallo studio Fusco, per il reato di lesioni aggravate hanno chiesto di patteggiare una pena di due anni e sei mesi di reclusione. Meriton Islami e Zabelaj Clirim, difesi da Blaskovic, hanno avanzato richiesta di patteggiare, sempre per il reato di lesioni aggravate, due anni e quattro mesi di reclusione.
Di recente, il questore Irene Tittoni ha sottolineato come si sia trattato di «un grave episodio che per le modalità e le motivazioni è sicuramente isolato, ascrivibile a contese anche di carattere economico». Dietro a quell’aggressione – che tra l’altro aveva registrato dei precedenti – ci sono importanti interessi legati ai cantieri edili per il rifacimento delle facciate in città, sui cui le due famiglie sono ancora oggi impegnate. La loro versione faceva ricondurre il tutto a questioni sentimentali, di gelosia, ma la posta in gioco era evidentemente di tutt’altro tenore.
L.T.