Crisi energetica, il dibattito in Friuli Venezia Giulia: «Sì al nucleare ma solo se pulito». Il caso Krško arriva in Parlamento
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I pareri in regione dopo l’allarme lanciato dai geologi sui rischi di potenziamento dell’impianto sloveno
TRIESTE Fabio Scoccimarro, preso atto dello stop dei geologi al potenziamento dell’impianto di Krško, ribadisce che non ci sono preclusioni ideologiche sul nucleare “pulito”.
Ma, diversamente dal collega alle Attività produttive Sergio Bini che punterebbe da subito sul nucleare 4.0, l’assessore all’Ambiente preferisce sul medio periodo le soluzioni fotovoltaico e idrogeno. Ok anche ai rigassificatori offshore, «ma nel nostro golfo sarebbe molto complicato». Intanto il tema Krško finisce in Parlamento.
La crisi del gas ha riacceso il dibattito sull’atomo. L’impianto oltre confine, sottolineano gli specialisti di geologia, neotettonica e sismologia applicata Giovanni Costa, Kurt Decker, Livio Sirovich e Peter Suhadolc, non lascia però tranquilli. Il tema è quello della sismicità dell’area e Scoccimarro non ha dubbi sulla linea della prudenza: «La crisi energetica e la volontà di giungere alla sovranità energetica non mutano il mio pensiero sulle centrali a fissione di vecchia generazione, in particolare quella di Krško tra l’altro sita su un’area a rischio sismico. Per non parlare del nodo scorie radioattive». Più in generale, prosegue, «al netto dell’impossibilità tecnica, in assenza di elettrodotto, di trasportare la corrente elettrica prodotta a Krško e quindi del mancato beneficio diretto di un’entrata in società, ammesso che Slovenia e Croazia siano d’accordo ritengo che la tecnologia a fissione di vecchia concezione sia definitivamente da superare».
Rilanciando l’obiettivo del nucleare a fusione e criticando «i continui veti di una precisa parte politica che ha portato alla situazione di crisi odierna in cui dobbiamo scegliere comunque uno Stato che ci dia gas, petrolio o energia» (il riferimento è ai 5 Stelle), Scoccimarro guarda anche al presente: «Nell’immediato bisogna investire in fotovoltaico e idrogeno e anche in rigassificatori offshore, ma compatibilmente alla tutela dell’ambiente e delle attività portuali».
Più esplicito Bini: «Non entro nel merito di problematiche tecniche che non mi competono, ma il nucleare di ultima generazione è imprescindibile». Così anche il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza: «Il problema è che abbiamo sempre detto di “no” a tutto. Io, per esempio, sono pentito di averlo fatto sul rigassificatore. Quanto a Krško, ferme restando le esigenze di sicurezza, il tema è che prima o poi dovremo chiudere le aziende e manderemo la gente a casa». Il collega di Gorizia Rodolfo Ziberna aggiunge: «Siamo in un mondo completamento diverso da quello in cui si votò contro le centrali e io oggi sono a favore del nucleare di ultima generazione. Krško, però, è in zona sismica ed è dunque necessaria ogni possibile verifica di sicurezza». E così Sandra Savino, coordinatrice di Fi Fvg: «I piani energetici vanno fatti con uno sguardo di prospettiva lungo. Una visione che, come drammaticamente confermato dai geologi, a Krško non solo non c'è stata, ma, alla luce degli attuali approfondimenti, sconsiglia l'ampliamento della centrale e mette in luce la pericolosità latente del sito. Servono provvedimenti che tutelino le popolazioni di una vasta area transfrontaliera».
La deputata del Pd Debora Serracchiani, assieme a Chiara Braga, responsabile dem Ambiente e Infrastrutture, ha depositato da parte sua un’interrogazione in cui si domanda ai ministri Cingolani e Di Maio «quali informazioni abbia il governo sui progetti di ammodernamento e di estensione dell’impianto e sulle misure di sicurezza». Mentre la senatrice dem Tatjana Rojc ricorda l’esito «chiaro» dei referendum e afferma che «il nucleare non può rappresentare una prospettiva a breve e medio termine, anche perché abbiamo da risolvere l'annoso problema delle vecchie scorie non ancora smaltite». L’emergenza energetica? «Ci pone di fronte a nuovi problemi, che non possono ricevere vecchie risposte».