Prezzo garantito per il mais friulano: il Consorzio agrario riconoscerà ai soci 320 euro a tonnellata
Una quota importante del prodotto secco conferito godrà dell’incentivo
UDINE. Il mais è una coltura tradizionale del Friuli e in questi tempi di forti tensioni internazionali e di incertezza, è troppo importante che venga coltivato per consentire una produzione adeguata, o addirittura superiore a quella delle ultime stagioni.
Ma i costi per le semine, i fertilizzanti, l’irrigazione, stanno scoraggiando molti agricoltori che preferirebbero dirottare le coltivazioni su soia o girasole, meno costosi e comunque redditizi.
E proprio per evitare che in regione si perdano migliaia di ettari di mais, il Consorzio agrario, che conta oltre 2 mila soci, scende in campo e incentiva chi deciderà di coltivare la classica “blave”.
Una quota importante del prodotto secco conferito sarà pagata 320 euro (più Iva) alla tonnellata. Un prezzo allettante, di molto superiore ai 180 euro la tonnellata delle quotazioni medie delle ultime stagioni.
Un’iniziativa importante, come sottolinea il presidente del Consorzio agrario, Gino Vendrame. «Proprio in queste settimane gli agricoltori stanno decidendo le semine - spiega - e tra di loro c’è molta incertezza. I mezzi tecnici sono molto cari, tanti si stanno direzionando su soia o colture meno costose sulla lavorazione a scapito della coltivazione del mais di cui avremo sempre più bisogno, vista la situazione internazionale, le importazioni dall’Ucraina o dalla Russia che saranno impossibili. Anni fa eravamo a 180 euro la tonnellata, c’è stato un momento che era antieconomico coltivare il mais. Ma adesso con il compenso di 320 euro proposto dal Consorzio, credo che si tratti di un buon incentivo. La soia, oggettivamente, è redditizia, ci vuole molta meno acqua, meno gasolio per far funzionare il motore di pesca, meno concimazione. Quando la pianta della soia si chiude non si creano nemmeno più infestanti, il mais invece ha bisogno di trattamenti costanti contro le tossine, la piralide e altro. Ma noi in Friuli non possiamo farne a meno».
La guerra in Ucraina, oltre agli enormi drammi umanitari che sta provocando, sta cambiando la visione strategica dell’Italia e dell’Europa riportando il tema della sostenibilità alimentare al centro dell’attenzione.
Agli agricoltori sarà sempre di più chiesto di aumentare le produzioni per sostenere le necessità del continente e nel contempo di tutelare l’ambiente. «Nonostante queste premesse - si legge ancora in una nota del Consorzio agrario del Friuli Venezia Giulia - però si osserva tra gli agricoltori forte incertezza sulle scelte da compiere. A fronte di costi schizzati alle stelle rimane infatti l’indeterminatezza della sostenibilità economica di certe colture, in primis il mais. Da eccellenza delle produzioni della nostra pianura friulana, il mais ha visto in questi anni una costante riduzione delle superfici coltivate a favore di altre coltivazioni meno costose e più remunerative. Quest’anno produrre mais in regione sembra essere un vero azzardo, i prezzi dei fertilizzanti, in particolare quelli azotati, e dei carburanti stanno richiedendo investimenti più che doppi rispetto allo scorso anno. Per l’agricoltore significa rischiare cifre importanti con l’incognita di trovarsi poi al raccolto senza un prezzo in grado di ripagare le spese sostenute».
Per rispondere a ciò il Consorzio si è impegnato per trovare delle coperture in grado di garantire la giusta remunerazione ai soci ed orientarli in modo da poter rispondere adeguatamente alle richieste che ci stanno arrivando dal Paese. Il “Contratto mais garantito 2022”, assicurerà alle aziende agricole il prezzo di 320 euro tonnellata più Iva su una quota del mais secco conferito, «cifra che si ritiene capace di ripagare i costi sostenuti e riconoscere la giusta remunerazione, stanti le produzioni medie del territorio».
Questa nuova iniziativa riservata a un quantitativo limitato di prodotto, si aggiunge a tutte le formule di conferimento classiche che il Consorzio continua a offrire ai propri clienti. L’impegno del Consorzio nei confronti dell’agricoltura regionale inoltre è orientato anche sul fronte tecnico, offrendo soluzioni atte ad abbattere i costi, ridurre l’impiego di azoto chimico per un miglioramento della sostenibilità ambientale e sostenere la produttività, quali ad esempio l’utilizzo di concimi a lenta cessione o l’impiego di batteri probiotici in grado fissare l’azoto atmosferico e renderlo disponibile alle colture.