Monsignor Bettazzi, l’uomo di pace, cittadino onorario di Chivasso
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La cerimonia giovedì pomeriggio a palazzo civico con il monsignore 98enne: «Questo riconoscimento mi è grato e affettuoso»
CHIVASSO. Da ieri Chivasso ha un concittadino in più di cui essere orgogliosa: con l’approvazione in consiglio comunale e con la relativa cerimonia di conferimento, giovedì 7 aprile monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, è diventato cittadino onorario.
Nato a Treviso il 26 novembre 1923, il 26 novembre 1966 al termine del Concilio Vaticano II (di cui è l’unico vescovo italiano partecipante vivente avendo partecipato alle sessioni finali dell’assemblea nel 1963) venne ordinato vescovo di Ivrea e il 15 gennaio dell’anno successivo prese possesso della diocesi fino al 1999. Nel 1968 fu nominato presidente nazionale di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace e nel 1978 ne diventò presidente internazionale fino al 1985, aggiudicandosi, per i suoi meriti, il Premio internazionale dell'Unesco per l'educazione alla pace. «Teologo lucido e lungimirante – lo ha descritto il sindaco Claudio Castello -, difensore della dignità umana, sensibile uomo di pace, alto prelato che ha conosciuto 8 papi e che ancora oggi legge 4 giornali ogni mattina, monsignor Bettazzi ha percorso quasi un secolo con saggezza e impegno per il prossimo. Lo ricordiamo per la sua grande vicinanza con le persone e degne di nota sono le sue battaglie sociali al fianco degli operai e degli ultimi. Ha dedicato la sua vita ad azioni di mediazione e per il riconoscimento dei diritti umani. Vescovo “mancino”, è stato definito giustamente un costruttore di pace».
A portargli il saluto ufficiale, oltre ai consiglieri comunali, a nome della cittadinanza sono stati Beppe Stocco, presidente delle Acli cittadine, Gianfranco Pipino impegnato nell’attivismo cattolico per molti anni e grande conoscitore di Bettazzi e Claudia Bianchini, collaboratrice per molti anni della parrocchia del duomo. Sono stati loro a tracciare un ritratto di un uomo di chiesa colto ma vicino a tutti, aperto anche ai lontani, ai non credenti, con visioni progressiste sulla partecipazione delle donne nella chiesa, che non ha mai smesso di costruire ponti e di cercare di abbattere barriere.
Al termine della cerimonia, monsignor Bettazzi, con la lucidità e la simpatia che ancora lo contraddistinguono, ha ringraziato per le parole che gli sono state dedicate: «Mentre ascoltavo, pensavo che sarà un anticipo del discorso che non sentirò, il mio elogio funebre», ha scherzato. Ha ripercorso alcune tappe del suo episcopato e il rapporto con Chivasso, che fu il suo primo incontro con la diocesi quando venne nominato vescovo: «Questa cittadinanza mi è grata e affettuosa». —