L’osteria Antico Pallone di Treviso torna ai De Checchi. Luca, figlio di Franco lo rileva da Orlando
![L’osteria Antico Pallone di Treviso torna ai De Checchi. Luca, figlio di Franco lo rileva da Orlando](https://tribunatreviso.gelocal.it/image/contentid/policy:1.41359461:1649396848/Immagine.jpg)
Milani acquisì il famoso locale nel 1988 dal padre del suo successore. Un legame nato a S. Vito. Dopo 60 anni, arriva la terza generazione
TREVISO. Un altro storico locale di Treviso passerà di mano fra un mese e mezzo. Ma stavolta c’è una storia, anzi un intreccio di storie, che la rende qualcosa di unico, in una saga che taglia la città e la sua storia dal dopoguerra a oggi.
Parliamo dell’Antico Pallone, tempio di vicolo Rialto, meta degli appassionati di ombre del territorio e non (Collio e Slovenia in primis); di birre non comuni (la ambrata pluricampionessa del mondo); di tramezzini e panini sempre ricercatissimi dai clienti e dai turisti. E la sala gronda di memorie alpine, di dediche e poesie, di ricordi di vecchi clienti, di passione per la Fiorentina, di Ombralonghe e di tifosi di rugby passati e presenti, di mille curiosità, di omaggi alla storia cittadina. Come ieri, anniversario del 7 aprile, con due pannelli affissi sui muri esterni, ricchi di foto storiche di Mario Albanese e nastri tricolori.
L’oste Orlando Milani, alpino, al 34esimo anno di servizio dietro quel bancone (e non contiamo i precedenti, siamo ben oltre i 40), con la moglie Lucia e il giovane staff, ha deciso di prendersi il meritato riposo della pensione.
Gli ultimi anni, marchiati dalla pandemia, sono stati duri, e gli hanno intaccato l’entusiasmo dei bei tempi. E a chi passa il testimone? A Luca De Checchi, nipote di quel Giovanni che rilevò i “Vini al pallone” nel 1962, e figlio di Franco che l’avrebbe poi gestita, con la moglie Paola, negli anni ’80. Prima di passarlo, il 5 febbraio 1988, a tale... Orlando Milani, che ribattezzò il locale “osteria all’antico Pallone”. Ritorno al futuro, la terza generazione dei De Checchi approda nel locale degli avi. E ad arricchire questa straordinaria pagina di famiglie e osterie, come dimenticare che Franco De Checchi, per un anno, gestì anche le cantine San Vito nell’omonima piazza, – correva l’anno 1981 – prima di cederle ad un giovanissimo Orlando Milani. Dice tutto Orlando, con gli occhi lucidi: «Ci sono gli affari e c’è il cuore. A Franco De Checchi devo moltissimo, e ricordo come fosse ieri quando vedevo Luca, piccolissimo, sgattaiolare dentro l’osteria. Non ho avuto dubbi, su chi scegliere per affidargli il locale».
Ma è vero che aveva tante offerte e una addirittura di un brand multinazionale del settore? «I soldi non sono tutto, ci sono cose più forti», glissa lui. Ritorno al futuro. Luca De Checchi, pure con mamma Paola Bessega, che dietro quel bancone ha lavorato per anni, viatico a una vita nel settore – e fratello Andrea, avvocato e attuale vicesindaco, guida una holding di famiglia che comprende 23 locali, principalmente bar e caffetterie, fra centro storico, fuori mura e comuni dell’hinterland, passando anche per il bar del tribunale di via Verdi. Ma sa perfettamente che questa è una sfida diversa dalle altre, carica di risvolti emotivi indicibili, di memorie infantili, in un cromosoma di famiglia per un’impresa nata nel lontanissimo 1949, quando nonno Giovani partì con la mensa dei ferrovieri alla stazione.
«Il format non si tocca, vorrei dire che è un patrimonio della nostra città, mi pare funzioni da 60 anni, da quando l’ha aperto il nonno», anticipa, «ho un paio di idee, mi piacerebbe potenziare il giardinetto nel vicoletto retrostante, e sto valutando l’inserimento nel menu di formaggi di malga». Dicono che anche mamma Paola, vedova da 20 anni dell’adorato Franco, si sia commossa, quando ha saputo che il figlio rilevava il locale. Passaggio di consegne ufficiale il 1° giugno.
E per il Pallone un’ulteriore scommessa sul futuro. Ha aperto i battenti nel 1910, con un pisano, Enrico Carignani che sposò la trevigiana Giuseppina Piovesana, e che in onore della sua regione di origine la chiamò “Fiaschetteria Toscana”. La rilevarono poi i Furlanetto di Casale, prima che nel 1960 approdasse Giovanni De Checchi. La storia infinita. —