Caso Resinovich, il marito svela il sogno di Liliana: «Con i risparmi voleva acquistare la casa dove era cresciuta»
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Sebastiano Visintin svela che la moglie, con i soldi accantonati, intendeva riscattare l’alloggio dove aveva vissuto con i suoi genitori
TRIESTE. I 50 mila euro che Liliana Resinovich aveva accantonato sul suo conto corrente erano destinati a realizzare un sogno: quello di acquistare un alloggio nella casa a due piani dove assieme ai genitori e al fratello aveva vissuto gli anni della sua giovinezza.
Quella casetta si trova al civico 4 di via dei Giaggioli – una laterale nella parte alta di via Commerciale –, è di proprietà del Comune di Trieste, ma gestita dall’Ater. «Liliana ci teneva a non sperperare quei soldi che era riuscita a mettere da parte, proprio perché sperava prima o poi di comprare quell’immobile che la legava a tanti ricordi – conferma il marito Sebastiano Visintin – . Eravamo anche andati ad informarci per capire che cifra servisse per acquistarla, ma la richiesta avanzata allora non era ancora nelle nostre possibilità».
In quella casa tra il verde e con un fazzoletto di giardino, per un breve periodo, quando la mamma di Liliana era ancora viva, ma molto anziana e bisognosa di aiuto, avevano vissuto anche Sebastiano e Lilly. Dopo la morte dell’anziana, il primo luglio del 2013 Liliana aveva restituito le chiavi di quell’alloggio all’Ater e i coniugi Visintin erano tornati nell’appartamento dove avevano abitato nei primi anni di matrimonio a Roiano.
Quella casa di via dei Giaggioli, oggi disabitata, è stata anche al centro dell’ultima puntata del programma “Chi l’ha visto?”, tornato ad affrontare il caso Resinovich. L’inviato di Federica Sciarelli ha varcato il cancello di quella casa, ha verificato che l’ingresso fosse sbarrato, ma poi ha riscontrato la presenza di un piccolo vano, nel sottoscala, a cui si accede dall’esterno attraverso una porta in metallo, trovata aperta.
L’ipotesi avanzata dalla trasmissione, è che quel locale potesse essere servito per nascondere il corpo di Liliana, prima di essere trasferito nel parco dell’ex Ospedale psichiatrico.
Tra gli altri elementi emersi nel corso della trasmissione, anche un’ipotetica impronta, diversa da quelle di Liliana, trovata su uno dei sacchi neri che avvolgevano il corpo della donna quando è stata trovata cadavere in quell’angolo del parco di San Giovanni. Su questo dettaglio, però, non c’è per ora conferma.