La storia raccontata attraverso i ritratti di gente comune negli scatti di Italo Michieli

A San Vito al Tagliamento il catalogo dedicato all’artista. Immagini di gente comune, immortalata mentre lavora

“Spirito crepuscolare, una sensibilità acuta e quasi morbosa”. Così Pier Paolo Pasolini descrive Italo Michieli (1907-1976), un’artista che si è cimentato nell’arte, nella poesia e nella fotografia, tre medium che hanno in comune l’atto del raccontare per parole o per immagini i “contorni” della storia.

Per questo il Centro di ricerca e archiviazione della fotografia in collaborazione con il Comune di San Vito al Tagliamento, la Regione, la Fondazione Friuli e con il patrocinio dell’Università degli Studi di Udine, dopo aver allestito lo scorso anno una mostra dedicata a Italo Michieli, presenterà oggi, venerdì 8 alle 18 al Teatro Arrigoni a San Vito al Tagliamento, un catalogo che conclude il progetto antropologico di valorizzazione del patrimonio storico ed etnografico del territorio finanziato dalla Regione.

Ultimo di quattro figli, Italo Michieli nasce a Padova il 22 aprile del 1907 da genitori friulani. Un diploma di Istituto tecnico senza entusiasmo, un servizio militare in Corsica sofferto, un lavoro come impiegato delle ferrovie discontinuo che abbandonerà presto. Un carattere mite, sensibile, estremamente timido che lo avvicinerà sempre all’arte e alla letteratura. Dopo la morte del padre nel 1934 si trasferisce a Trieste dove frequenterà gli ambienti intellettuali più vivaci che gravitano intorno a Saba, Nathan, Cernigoi e Mascherini. Sarà il periodo più ricco intellettualmente, più interessante e coinvolgente della sua vita.

Nel 1942 si trasferisce a San Vito al Tagliamento con la madre per poi gravitare nella vicina frazione di Savorgnano. Studia le opere dei grandi maestri senza mai scadere nell’imitazione, rimanendo sempre autonomo nel suo lavoro.

Durante il periodo triestino, Michieli approfondisce con ottimi risultati l’attività fotografica esercitata negli anni Venti a Padova. Si dimostra colto e appassionato, aggiornandosi su validi testi d’arte e letteratura, che lo porteranno ad una attività di introspezione che sarà sempre presente nel suo percorso.

Se le fotografie di Trieste sono di una modernità straordinaria, a San Vito al Tagliamento si dedica ad una attenta documentazione, per certi versi antropologica, mantenendo un rigore, un taglio dell’immagine, sempre riconoscibili.

Dedica gran parte del suo tempo alla fotografia, anche nei momenti di maggiore ristrettezza economica, impressionando la sua pellicola con scatti di gente comune: “dalle volanti mani del falegname a quelle intente della ricamatrice – per utilizzare le parole di Pier Paolo Pasolini in un articolo del 1947 – dalle sbrigative del fabbro a quelle puntigliose dell’intagliatore, un gran numero di mani artigiane dipana ogni giorno a San Vito il filo del benessere e della civiltà. E accanto agli artigiani, gli artisti”.

Sicuramente non ebbe vita facile nella provincia. Apprezzato da poche persone, spesso in precarie condizioni economiche, “Socialmente invisibile” scriverà Nico Naldini, Michieli conduceva una vita isolata, spesso circondato dai suoi gatti che tanto amava.