Che Carlos Alcaraz fosse un fenomeno lo si era già visto da tempo. Da quando, nel 2019, appena 15enne, aveva battuto ad Alicante Jannik Sinner, diventando il primo giocatore nato nel 2003 a vincere un incontro a livello Challenger. O da quando nel 2021 a Umago, in Croazia, aveva lasciato solo quattro games ad un esterrefatto Richard Gasquet nella sua prima finale Atp. Ma che Carlos Alcaraz, da Murcia, fosse un predestinato era evidente anche da altro. Dalla sua forza mentale, dalla solidità del suo gioco e soprattutto dalla straordinaria fame di vittoria. Una voracità impressionante che è quasi un imprinting per tutti quelli che vogliono diventare primi della classe. 

Un gioco «animalesco» che ci piace

Un talento sublime, che probabilmente oggi non ha eguali fra i next to be del circuito (ancor più del nostro Sinner, che lo spagnolo ha finora battuto due volte avendo due anni in meno). Non c’è tennista più aggressivo, istintivo, solido e muscolare di lui, tanto che qualche collega l’ha definito addirittura «animalesco» grazie a un gioco in cui i colpi orizzontali si alternano, come in una danza, alle accelerazioni improvvise (soprattutto di dritto). Picconate contro muri di cinta. Una violenza agonistica che convive in armonia con un comportamento in campo esemplare. Mai un gesto di stizza, mai una protesta. 

Fisico e ranking

Fondamentali solidi, fisico ben costruito malgrado non sia altissimo (sfiora il metro e 85), oggi «El Niño» è numero 11 della classifica ATP. A un passo dalla top ten. Ma l’appuntamento per la «grand entre» appare solo rinviato di qualche settimana, dato che è distante appena 29 punti da Norrie. Tutto ciò, alla faccia degli obbiettivi che il suo coach Juan Carlos Ferrero si era posto a inizio anno. «Puntiamo a finire il 2021 tra i primi 50», aveva detto l’ex numero uno spagnolo. Ma il suo pupillo ha bruciato le tappe. Anzi le ha letteralmente polverizzate. Il capolavoro lo ha computo pochi giorni fa nei campi assolati del torneo di Miami in Florida, vero tabù per i tennisti iberici. Ha spazzato via tutti gli avversari in soli due set: Cilic, ancora Tsitsipas, Hurkacz e Ruud in finale. L’unico a cui ne ha concesso uno è stato Kecmanovic, ai quarti, ma è stato quasi un incidente di percorso. Alla fine Alcaraz si è aggiudicato il trofeo, diventando il terzo più giovane vincitore di un Masters 1000 dopo Michael Chang (Open del Canada, 29 luglio 1990 quando aveva 18 anni, 5 mesi e 7 giorni) e Rafael Nadal (Monte Carlo, 17 aprile 2005 a 18 anni, 10 mesi e 14 giorni).

Carlos è il nuovo Rafa?

Originario di El Palmar, piccolo villaggio a una manciata di km da Murcia, appassionato di reggaeton, tifoso del Real Madrid («Sogno di vedere Kylian Mbappe con la maglia dei blancos»), è diventato pro nel 2018 e vanta un prize money di 3,8 milioni di dollari. Un mostro di precocità esattamente come è stato il suo connazionale, Nadal, che circa un mese fa lo ha sconfitto in semifinale a Indian Wells dopo tre combattutissimi set. Carlos nuovo Rafa? Probabile, anche se il 18enne di belle speranze al ritmo asfissiante del campione maiorchino sembra preferire i volteggi di Roger Federer, che ha definito «il miglior giocatore sull’erba di tutti i tempi».

Il potere degli scacchi

L’evoluzione del giovane fenomeno negli ultimi tre anni è stata rapidissima. Merito soprattutto suo, che è riuscito a trovare la forza di disciplinarsi, nonostante gli istinti dettati dalla giovanissima età, sostituendo i videogames con gli scacchi. «Mi aiutano ad allenare la concentrazione», ha spiegato. «Negli scacchi, ti perdi un attimo e rischi di andare in confusione. Lo stesso è nel tennis». Ma una buona fetta di merito ce l’ha anche il (dream) team che lo segue passo dopo passo in ogni angolo del pianeta. Innanzitutto, l’allenatore Ferrero, «una delle persone più importanti della mia vita». Poi la mental coach Isabel Balaguer, da due anni la sua psicologa di fiducia. E infine il preparatore atletico Alberto Lledò, che per lui ha studiato una dieta ad hoc regolandone in modo quasi militare il modo di mangiare. 

Una leggenda in divenire

La strada di Re Carlos dunque appare segnata. I prossimi appuntamenti così come gli obbiettivi di questo 2022 iniziato in modo trionfale (oltre al torneo di Miami, ha vinto anche l’Atp 500 di Rio de Janeiro), sono scolpiti su pietra. Alcaraz si prepara dunque a fare la voce grossa anche sulla terra rossa. Tanto che sono in molti, fra gli addetti ai lavori, a considerarlo il favorito numero uno del prossimo Roland Garros. Fra questi c’è anche l’ex tennista slovacca Daniela Hantuchova, oggi commentatrice tv. «Carlos è una leggenda in divenire», ha spiegato l’ex campionessa dagli schermi di Amazon Prime Video UK. «La cosa spaventosa è che la stagione sulla terra deve ancora iniziare. Non ho dubbi, per me a Parigi vincerà lui. Non vedo limiti».