Rivarolo Canavese, il chirurgo plastico Bollero: «Opererò gli ucraini feriti»
RIVAROLO CANAVESE. Una specializzazione che al giorno d’oggi ci fa pensare soprattutto alla sua accezione estetica, ma che affonda le sue radici al tempo delle armi e della Prima guerra mondiale: la chirurgia plastica nacque, infatti, per aiutare i soldati feriti, mutilati, ustionati e per ricostruire i volti dei soldati sfigurati. Dalle maschere ai laboratori per ricostruire le fisionomie dei feriti sviluppatisi ad inizio ’900 alle attuali richieste di aiuto per operare i feriti del conflitto tra Russia e Ucraina: i primi appelli sono già arrivati in Canavese e l’aiuto richiesto sarà dato, qui e in Ucraina.
A confermarlo è il dottor Daniele Bollero, 51 anni, medico chirurgo di Rivarolo, specializzato in chirurgia plastica e ricostruttiva che esercita al Cto nel reparto grandi ustionati, presidente della onlus Cute project, che è solita andare in missione nei paesi africani per operare pro bono cicatrici, ustioni e mutilazioni.
«La guerra in corso ha sorpreso tutti, perché ci aspettavamo armi tecnologiche, mentre si tratta di una guerra di artiglieria, di bombardamenti. Una guerra che causa tanti morti, come vediamo tutti dai giornali e dalle immagini in televisione, ma che causa anche tanti feriti, mutilati, ustionati ed è importante ricordare che la chirurgia plastica è nata durante la Prima guerra mondiale per ricostruire le fisionomie dei feriti - racconta il dottor Bollero. - Non dimentichiamo che proprio in Italia sono nati i primi reparti mutilati, così come le tecniche che siamo soliti utilizzare ancora oggi. Prima dell’estetica è nata la ricostruzione e proprio in questi giorni, tramite la onlus che presiedo, stiamo ricevendo richieste di materiale medico e di aiuto sul campo».
Secondo lo specialista della ricostruzione questa guerra è composta da due fasi: «Questo conflitto si trova ora in una prima fase, quella dei profughi, ma poi arriverà la seconda, la fase dei feriti, che avranno bisogno di cure - commenta Bollero. - Anche in Ucraina ci sono medici in grado di occuparsi di ricostruzione dopo le ustioni e le mutilazioni, ma dalle richieste di aiuto che ci sono pervenute il problema è la mancanza di materiale sanitario. L’approvvigionamento, in questo momento, è il problema principale e per questo, attraverso la onlus, stiamo predisponendo l’invio di aiuti specifici per queste richieste».
L’esperienza per affrontare queste richieste non manca allo specialista canavesano: «La chirurgia plastica non è soltanto una specializzazione di fino, ma si occupa, come dovrà fare in questo caso, di grandi ricostruzioni - spiega il dottore. - Al Cto si affrontano traumi, ustioni, mutilazioni: in Ucraina sarà lo stesso, perché sono questi i danni causati da una casa che crolla, da un edificio che prende fuoco, dalle bombe. I pazienti che qui da noi sono pochi, una categoria di nicchia, laggiù sono stati decuplicati dalla guerra. Per questo motivo, non appena la situazione lo permetterà, con la onlus andremo a dare il nostro contributo attivo sul posto, come lo daremo se i feriti arriveranno qui».
Per poter dare una mano, infatti, bisogna poter agire in sicurezza e la situazione attuale non lo permette ancora: «L’onda emotiva di quanto sta accadendo spinge i volontari ad andare subito dove c’è un problema, ma il volontario che si appresta a svolgere un lavoro così complicato deve avere un posto sicuro dove stare e dove operare e, per facilitare le operazioni a chi quotidianamente si trova ad organizzare aiuti e spostamenti, non deve creare ostacolo con la propria presenza sul posto - spiega Bollero. - Il nostro lavoro, non appena sarà sicuro recarsi in Ucraina, sarà sicuramente facilitato dalla presenza massiccia di persone bisognose di aiuto riunite nello stesso presidio. È comunque di primaria importanza che un’équipe medica possa operare in sicurezza. Abbiamo visto le bombe cadere sugli ospedali, interi reparti distrutti, per cui ci aspettiamo che tanti feriti arrivino qui».
Il lavoro delle onlus come Cute project, dunque, inizierà in un secondo momento: «Abbiamo già avuto esperienze simili, avendo operato molte volte in Africa per aiutare i feriti. Le onlus sono fondamentali per coprire i costi delle operazioni di ricostruzione, ma anche per sostenere le spese del materiale medico e dei trasporti, sia dei feriti qui che degli spostamenti dei medici in zona di guerra. Siamo pronti a intervenire in entrambe le situazioni non appena sarà possibile», conclude il chirurgo plastico rivarolese. —