Una guardia medica per mezza provincia bellunese. Ed è assalto al centralino del Suem 118
BELLUNO. È ancora allarme per la carenza di guardie mediche, i medici che entrano in azione nei week end e nei giorni festivi per sostituire i colleghi di medicina generale. Il ponte del 25 aprile ha riproposto i problemi che si pensava fossero stati risolti dall’Ulss 1 Dolomiti, con l’introduzione di alcuni camici bianchi sul territorio.
Weekend da incubo
Infatti, Maria Luisa Calabrò (referente dell’area di Belluno dei medici di continuità assistenziale) si è trovata da sola ieri a coprire non solo le sue aree di pertinenza (Belluno, Ponte nelle Alpi, Alpago, Zoldano, Limana, Valmorel), ma anche il Cadore e il Comelico. Un medico solo per gran parte della provincia.
«Il collega che avrebbe dovuto coprire Cadore e Comelico», ci raccontava ieri mattina, «ha avuto un contrattempo e così mi hanno avvisato che sarò da sola a coprire il territorio che va dal capoluogo al Comelico, compreso l’Alpago. Ma non è finita: se a Feltre non dovesse rispondere nessuno alla postazione di guardia medica, la telefonata viene passata alla sottoscritta. Sono da sola e miracoli non ne posso fare. E considerando che mi sono fatta tre giorni di fila di guardie, sarei anche un po’ stanca».
Questa grave scopertura medica ha fatto sì che molte chiamate indirizzate alle guardie mediche finissero direttamente ai centralini del 118. Lunedì mattina, nel giro di quattro ore sono arrivate alla centrale operativa del Suem, ben 120 chiamate. Nessuna urgenza, per fortuna, ma tanti cittadini con l’influenza o il Covid-19 che chiedevano di essere visitati. Le telefonate sono arrivate da ogni angolo della provincia ed è stata una mattinata di grande lavoro per gli operatori di tutte le ambulanze disponibili sul territorio. Erano in quattro a rispondere al centralino e non si sono fermati nemmeno per un momento.
«La situazione delle guardie mediche è peggiorata in questi ultimi mesi», ribatte Calabrò, «in queste circostanze cerco di dare una risposta a tutti quelli che chiamano, un consiglio, una parola. Molti chiedono di essere visitati, ma molte volte mi trovo all’altro capo della provincia, così li invito a rivolgersi al 118. In queste condizioni si fatica a lavorare. Credo che questo fuggi fuggi di medici potrebbe essere fermato se le persone venissero pagate adeguatamente. Sa quanti soldi risparmia l’Ulss riducendo le guardie mediche?».
Cittadinanzattiva
«Sono molte le segnalazioni che ricevo come referente in merito alla scopertura dell’assistenza sanitaria territoriale nei giorni festivi e nei weekend. E purtroppo questo disservizio costringe le persone a rivolgersi al Pronto soccorso», sottolinea Ottorina Bompani.
«Soprattutto in un territorio di montagna a un cittadino devono essere garantite le cure, cosa che qui ormai non avviene. Se una guardia medica che sta a Belluno deve coprire anche lo Zoldano o l’Alpago, rischia di non poter rispondere a tutti. E cosa potrebbe accadere durante la stagione invernale o estiva, con le strade piene di auto di turisti? Purtroppo la pandemia ha portato all’attenzione la grave situazione sanitaria del nostro territorio. Chi ci governa, mi riferisco alla Regione, dovrebbe avere una visione di lungo respiro, anche perché in Veneto aumenta il numero delle persone anziane che necessitano di maggiori servizi sul territorio. Perché non è possibile pensare che siano le famiglie ad accollarsi la cura di chi sta male. La sanità territoriale deve essere potenziata, ma qui vedo purtroppo soltanto azioni di depotenziamento».