A giugno chiude il convitto Sperti a Belluno: scatta l’allarme tra le studentesse

BELLUNO. Le famiglie delle terre alte, e soprattutto i loro figli, perdono un altro servizio. A giugno chiuderà il convitto femminile dell’istituto Sperti, e per chi abita ai confini della provincia e frequenta le scuole superiori a Belluno si prospettano lunghi viaggi quotidiani in corriera. L’alternativa è trovare una stanza in famiglia, visto che si tratta di studenti minorenni, e da Selva di Cadore sono già partite le prime richieste via social in tal senso.

LA DECISIONE

Il convitto femminile allo Sperti ospita attualmente trentuno studentesse. A confermare la chiusura della struttura è suor Mariateresa, responsabile della comunità. «Le famiglie sono già state informate, il vescovo ha mandato loro una lettera», spiega. La decisione, infatti, è stata assunta dalla Diocesi, che tiene i conti della struttura (la gestione è affidata alle suore). La motivazione sta in una difficoltà di natura organizzativa: la suora che gestisce il convitto ha chiesto di essere trasferita per ragioni personali legate a un problema familiare, «e non è stato possibile sostituirla». Venendo a mancare una persona che gestisca l’accoglienza delle ragazze, il convitto sarà chiuso. A settembre le studentesse dell’alto Cadore, del Comelico o dell’alto Agordino che frequentano le superiori nel capoluogo dovranno fare le pendolari (con viaggi di un paio d’ore a tratta) oppure cercare un’altra sistemazione in città.

FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’

Alcune mamme si sono già mosse. C’è chi chiede su Facebook collaborazione per la condivisione di un appartamento, oppure una famiglia disponibile ad ospitare la figlia. Pare che le istituzioni sapessero della chiusura del convitto, si legge in un altro post, ma che non si siano attivate per fermare la soppressione di un servizio che è di vitale importanza in un territorio come quello bellunese, dove la montagna si spopola a un ritmo sempre più preoccupante anche per la continua moria di servizi.

Da qui l’amarezza, ma anche il disappunto, perché «alla gente di Belluno non cambia nulla che sia aperto o chiuso lo Sperti, ma per noi cambia molto!», sbotta una mamma. In realtà potrebbero essere interessate anche le famiglie del capoluogo, perché ad oggi non è ancora chiaro il destino di altri servizi dello Sperti, come il semiconvitto con mensa e doposcuola per ragazzi e ragazze, bambini e bambine della scuola media ed elementare. Attività che erano molto apprezzate dai genitori che lavorano, e che hanno bisogno di un luogo in cui i loro figli siano seguiti una volta terminate le lezioni in classe.

APPELLO ALLE ISTITUZIONI

Le famiglie vogliono sensibilizzare le istituzioni, affinché non venga a mancare un altro servizio per le terre alte. «Non stupiamoci se dai Comuni di confine i ragazzi scelgono di proseguire il loro percorso di studi in un’altra regione», si legge in alcuni messaggi di genitori pubblicati da Radiopiù. «Lì i servizi ci sono».

«È mai possibile che nessuno dei nostri politici si preoccupi della situazione che si va a creare per i ragazzi e le ragazze che vengono dai Comuni più lontani dal capoluogo?», scrive un papà. «Poi ci chiediamo perché non si facciano più figli o perché la montagna si spopoli».

I PRIMI TIMORI

Le famiglie si erano già mosse un anno fa, quando la pandemia aveva costretto lo Sperti a ridimensionare parte delle sue attività. C’era, già allora (era maggio 2021), il timore di una chiusura, e le famiglie avevano deciso di attivarsi scrivendo una lettera alla Diocesi per difendere lo Sperti, e anche per far capire quanto il servizio che offre sia fondamentale. A distanza di neanche un anno, quel timore è diventato realtà. A settembre il convitto dello Sperti non riaprirà.