Inchiesta a Treviso: «Avevano taglieggiato altre aziende». Gianduzzo e Biasiol già arrestati nel 2019
TREVISO. Fabio Gianduzzo e Edi Biasiol avevano sperimentato già con un’altra azienda nel veneziano la loro pratica estorsiva. È quanto sostiene il gip del Tribunale di Treviso Angelo Mascolo che ha fondato proprio su questo aspetto la decisione di disporre l’arresto del 55enne nato in Svizzera e residente ad Eraclea, e del 51enne Goriziano. Diversamente per Rudi D’Altoè, che è indagato per aver “presentato” Renato Celotto, responsabile commerciale della Btime, ai due indagati.
Basiol ed Gianduzzo nel 2019 infatti erano stati arrestati per altre estorsioni, consumate, stando alle indagini, con le stesse modalità registrate poi a Treviso, tanto che, mentre il 55ene di Eraclea si “occupava” della Btime era agli arresti domiciliari. Pestaggi, minacce, prevaricazioni, volte ad instaurare un clima di terrore nell’azienda e a spolparla. Un copione già visto insomma per gli inquirenti.
Secondo la Procura i metodi utilizzati dai due sono uguali a quelli utilizzati dalla criminalità organizzata. Va detto, che a nessuno degli indagati è stato contestata al momento l’aggravante del metodo mafioso, e che ad oggi l’estorsione non sarebbe dettata da legami con la criminalità organizzata. Sebbene, per altro, il nome di Fabio Gianduzzo sia comparso in due inchieste della Dia di Venezia legate all’ ndrangheta e alla camorra, nel 2017 e nel 2019. Nel primo caso era stato indagato, ma non erano state ravvisate prove sufficiente a disporre delle misure cautelari nei suoi confronti. Un’inchiesta mossa dalla Direzione Investigativa antimafia che aveva poi portato a sette patteggiamenti per un totale di 20 anni e 6 mesi di reclusione. L’indagine aveva stroncato un’organizzazione specializzata nell’acquistare aziende in crisi per riciclare soldi sporchi e ordinare beni le cui ricche fatture, con il fallimento pilotato delle aziende, non venivano poi saldate ai fornitori. Un processo da cui Gianduzzo era uscito pulito.
Due anni dopo altro contatto ravvicinato con la giustizia. Questa volta finisce nella lista degli 82 indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia nell’ambito dell’inchiesta At Least. È una delle più grandi indagini sull’infiltrazione della camorra in Veneto; che aveva portato all’arresto anche dell’ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre. Un’inchiesta che ha dimostrato la presenza costante sul litorale del clan dei casalesi. Per i 25 imputati che hanno scelto il rito abbreviato, la Corte D’appello ha già confermato le condanne, mentre per chi ha scelto il processo è ancora al dibattimento.
Intanto oggi si potrebbe tenere l’interrogatorio di garanzia dei due arrestati. L’avvocato Giuseppe Muzzupappa incontrerà in carcere il suo assistito Fabio Gianduzzo per decidere una linea difensiva, e eventualmente impugnare la misura cautelare. «In quei precedenti Gianduzzo non ha subito condanne, e mi risulta fosse sottoposto ad obbligo di dimora, non agli arresti domiciliari», ha chiarito.