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Апрель
2022

“In Polonia il flusso dei profughi ucraini è cambiato: da 4mila al giorno a 900. Prima benestanti, ora in difficoltà. Le ong italiane? Scomparse”

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“La cooperazione italiana è scomparsa. Restano il prezioso contatto con la Croce Rossa Italiana per la presa in carico di persone fragili, malati, disabili, anziani, e lo stand della pizza qui fuori, davvero ottima. Per tutto il resto da giorni, settimane ormai, non abbiamo più alcuna ong dal vostro Paese per il recupero dei profughi”. Karolina Butkiewicz è la responsabile del centro di accoglienza di Przemysl, ricavato all’interno dell’ex centro commerciale Tesco, alla periferia della cittadina polacca al confine con l’Ucraina. In due mesi ha visto transitare qui dentro quasi 100mila profughi, per il 90% donne e bambini, in fuga dalle bombe e diretti in Polonia o in altri Paesi europei. Rispetto ai primi giorni di marzo, quando il centro è stato inizialmente allestito per l’emergenza in corso, le cose sono cambiate molto, ma il flusso umanitario resta costante. I numeri sono sensibilmente ridotti, ma ogni giorno dentro l’enorme capannone passano dai 900 ai 1.200 ucraini: a marzo la media era di 2.500-3mila passaggi con punte che hanno superato le 4mila unità. Profughi che vanno trasferiti, sistemati, in primis nei Paesi dell’Unione Europea. Il silenzio dell’Italia sotto questo profilo è assordante: “Nella prima fase dell’emergenza la cooperazione italiana ha fatto grandi cose”, conferma la Butkiewicz. “La gestione del dormitorio (uno stanzone che ha accolto quotidianamente centinaia di persone coordinato dal Roe, il Raggruppamento operativo di emergenza, ndr) è stata eccezionale. L’ordine che è stato dato, la divisione, degli spazi sono misure che ci portiamo dietro anche adesso. A marzo e inizio aprile la presenza delle ong italiane era costante, ora ne sentiamo la mancanza. Colgo l’occasione per lanciare un appello: vi prego, tornate qui Przemysl, abbiamo bisogno di trasferire gli ucraini anche in Italia. Gli altri principali Paesi europei sono tuttora attivi, mancate solo voi, specie adesso che il nostro lavoro di ricollocamento dei profughi è diretto esclusivamente all’estero. La Polonia ne ha accolti milioni e non ha più margini”.

Il giorno della Pasqua ortodossa il centro Tesco è anche più calmo rispetto al normale, ma stando ai dati sono ospitate quasi mille donne e bambini, anziani e alcuni disabili: “Stamattina abbiamo preparato una sorpresa per i nostri ospiti, in particolare pietanze della tradizione e iniziative dedicate, soprattutto ai bambini. È stata una giornata molto toccante, abbiamo pianto tutti, tra nostalgia di un Paese a pezzi e la condivisione della loro sofferenza. Noi accogliamo tutti e con molti di loro parliamo, ascoltiamo le loro storie, le loro vite”, sono le parole commosse di Karolina Butkiewicz. “A marzo a scappare erano soprattutto persone benestanti, di un certo livello culturale che avevano contatti all’estero indipendenti e comunque una forza economica che consentiva loro di vivere fuori dal loro Paese nel medio-lungo periodo. Col tempo la tipologia dei profughi è cambiata e adesso arriva chi scappa dalle zone di guerra, da Kharkiv, Dnipro, Sumy e parte del Donbass, chi non aveva un’alternativa alla sua casa, abbandonata per cause di forza maggiore. Oppure c’è il flusso del momento: ossia quando una città viene bombardata dopo giorni di calma, penso a Leopoli, e allora assistiamo spesso a viaggi di andata e ritorno in un lasso di tempo molto stretto. Oltre alla loro mobilità, da e per l’Ucraina, noi raccogliamo un database con tutti i profughi che passano qui dentro e registriamo ogni dettaglio, in particolare le destinazioni all’estero. Questa raccolta dati servirà al governo ucraino per avere una situazione chiara dei loro connazionali scappati dal Paese, magari per agevolarne il rientro quando tutto sarà finito. Detto questo, per le condizioni in cui è ridotta l’Ucraina, io credo che una percentuale tutt’altro che irrilevante non tornerà mai più a casa”.

Karolina Butkievicz fino all’inizio del marzo scorso svolgeva il suo lavoro nella segreteria del tribunale penale di Suwalky, città al confine nord-orientale della Polonia. Ora è praticamente a tempo pieno: “Non mi sono mai occupata di questo settore, sono arrivata qui per caso a inizio marzo, volevo dare una mano, fare la volontaria. Mi sono appassionata e chi gestiva il centro ha visto le qualità per guidare la macchina operativa. Mi dicevano ‘You look like a boss and behave like a boss: that’s what we need’, sembri un leader e ti muovi da leader, sei la persona giusta. Il problema è che io a casa ho un marito e due figli. Ormai è diventato un lavoro, percepisco uno stipendio, anche se inferiore a quello garantito dal mio mestiere, e ho deciso di prendermi un’aspettativa non retribuita dal tribunale. La prossima settimana porterò la mia famiglia qui a Przemysl, fino a quando il centro resterà aperto. Quando smantelliamo? Difficile dirlo, almeno un altro mese forse, ma dipende dall’andamento del conflitto”.

L'articolo “In Polonia il flusso dei profughi ucraini è cambiato: da 4mila al giorno a 900. Prima benestanti, ora in difficoltà. Le ong italiane? Scomparse” proviene da Il Fatto Quotidiano.




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