Insulti e minacce anche di notte, Bassetti denuncia il no vax Franzoni
Massa-Carrara. Lo ha chiamato e insultato, lo ricorda bene: era una domenica sera. «Mi ha mandato a*******o. Ma dal momento in cui mi ha insultato e minacciato se ne è assunto la responsabilità e lo spiegherà al tribunale. È tutto in mano alla Procura di Genova e al mio legale», commenta a Il Tirreno Matteo Bassetti, direttore del dipartimento di Malattie infettive del San Matteo di Genova, docente universitario, infettivologo, voce e volto tra i più noti in Italia da quando si parla di pandemia, emergenza sanitaria. Di quel Coronavirus, cioè, che negli ultimi due anni ha ricalibrato la quotidianità di tutti, a livello globale. A minacciarlo via telefono, invece – segnala Bassetti alla procura – c’è uno dei leader del movimento no-vax in Italia: un toscano d’adozione, Nicola Franzoni, da qualche giorno in carcere per l’assalto alla Cgil di Roma del 9 ottobre 2021.
Franzoni, 52 anni, imprenditore con attività anche a Carrara, originario di Lerici (La Spezia) è un uomo vicino ai movimenti di estrema destra: il post fascista (è una sua definizione) da venerdì è in carcere a Massa, in isolamento perché si sarebbe rifiutato di sottoporsi al test per il Covid. Da qui, proprio oggi, si collegherà per l’interrogatorio di garanzia via streaming dopo che il gip del Tribunale di Roma nei giorni scorsi ha disposto per lui (ma non per gli altri 4) l’arresto in carcere: per l’assalto alla Cgil di Roma Franzoni dovrà rispondere all’accusa di devastazione e saccheggio aggravato, violenza e resistenza a pubblico ufficiale aggravata, nonché di istigazione a disobbedire alle leggi e violazione del divieto di ritorno nel Comune di Roma.
In apparenza le minacce a Bassetti e l’assalto alla Cgil di Roma sembrano questioni distinte, lontane tra loro qualche mese; in realtà sono legate da un filo rosso: quelle dei no vax, dei no Green pass che contestano il “potere costituito”, al soldo delle società dei vaccini. Alle quali ci si deve ribellare. Franzoni, appunto, con i video e i suoi canali social, incitava già nel 2020, in piena pandemia, a dare vita a un nuovo format della “marcia su Roma”.
Bassetti per Franzoni è l’emblema di quel potere da sovvertire. Le strade dei due si intrecciano prima di quella telefonata. È la fine del luglio del 2021. Sono 160 i chilometri che separano Carrara da Novi Ligure. In Piemonte Bassetti presenta il suo libro “Una lezione da non dimenticare. Cronaca della battaglia per sconfiggere il Covid-19 senza panico, né catastrofismo” (Cairo editore). «Sono stato allertato dalla Digos locale che ci sarebbe stata una manifestazione contro di me di un signore che partiva da molto lontano, da Massa», racconta l’infettivologo nella puntata di “Non è l’Arena” (La 7) andata in onda domenica. Qualche giorno dopo, siamo ai primi di agosto, a Pontremoli, lo schema si rinnova, con il docente che dovrebbe presentare il suo libro. Ma l’evento salta: «Da luglio 2021 questa persona mi ha contestato in due occasioni, in maniera molto pesante, ed è stato denunciato ai carabinieri di Novi Ligure e a quelli di Pontremoli; qui non ha permesso lo svolgimento della presentazione del mio libro, insultandomi con il megafono. Ha continuato a farlo in qualche modo in molte delle sue manifestazioni, oltre alla telefonata “famosa”, quella pubblicata con tanto di numero di telefono del sottoscritto su un suo canale social incentivando all’odio e alla violenza. Per questo ho denunciato tutto e sono stato ascoltato dal pubblico ministero», riepiloga Bassetti. E aggiunge: «Mi auguro che la giustizia faccia il suo percorso: ho paura per me, per la mia famiglia, per i miei figli e chiedo di essere tutelato. Questi sono atti persecutori, quale sia il reato non sta a me stabilirlo, ma alla magistratura. Continuerò a denunciare».
Se ci trovassimo a gestire i consueti paradigmi del dialogo, la domanda d’obbligo sarebbe perché è stato presa di mira proprio Bassetti: «Francamente – risponde l’infettivologo – non mi interessa. Al centro c’è la posizione da medico, a favore dei vaccini: non è stato l’unico a utilizzarmi come capro espiatorio di una situazione generale: vengo “colpito” come uomo del sistema. La mia posizione, essere spesso in televisione, spendersi per una comunità. Che poi, se essere minacciato, essere sotto la tutela della polizia, è per il nostro Paese, per la scienza, sono cause più che meritevoli e non mi fermo. Mi spiace, perché una situazione del genere non mi risulta si sia registrata in altri paesi e su questo dobbiamo ragionarci», riflette. E conclude sempre Bassetti: «Come ho spiegato la situazione ai miei figli? Ci ho provato, ho detto: “Papà si è speso molto per i vaccini, è andato tanto in televisione e purtroppo abbiamo a che fare con persone, non parlo solo di questo Franzoni sia chiaro, alle quali non frega nulla di vaccini, scienza e sanità e altro: si chiamano “odiatori seriali”. Ma andrò fino in fondo: per tutelare le persone per bene, la scienza, i miei collaboratori, tutta la mia famiglia».
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