Redditi a Pistoia: il coronavirus è costato 21 milioni di euro, ai lavoratori dipendenti il conto più salato
PISTOIA. Il primo anno di Covid ha messo pesantemente le mani nelle tasche dei pistoiesi. Quanto, lo si vede oggi con i dati sulle dichiarazioni dei redditi compilate nel 2021 (e quindi riferite al 2020): rispetto all’anno precedente, mancano 21 milioni e 165mila euro di redditi, quasi l’1,5 per cento del totale.
Il 2020 fu l’anno della grande paura, delle città in lockdown, delle aziende chiuse. Di un’estate di tregua e di un autunno segnato dalla seconda ondata del coronavirus. Ed ecco, nero su bianco, come la pandemia ha presentato il conto ai pistoiesi. Meno ricchezza prodotta, ma anche meno denunce (da 66.080 passate a 65.548, 532 sono sparite). Per questo il reddito medio, alla fine, cala sì (-06 per cento), ma meno di quello totale.
Ma il Covid non è stato una stangata per tutti. A pagare il conto più alto sono stati i redditi da 26 a 55mila euro, cioè quelli medi: 524,7 milioni il totale delle denunce nel 2020, contro 542 l’anno precedente. Un crollo del 3,2 per cento, che ha travolto oltre 17 milioni di ricchezza in un solo anno. In sofferenza anche i redditi da 15 a 26mila euro (441,8 milioni a fronte di 445,5 dell’anno precedente: qui si sono persi 3,7 milioni, vale a dire lo 0,8 per cento del totale). Piccolissimi cali per i redditi da 55 a 75mila euro, mentre sopra i 75mila i flussi di ricchezza nell’anno nero del Covid sono addirittura aumentati (fascia da 75 a 120mila euro, che ha dichiarato 73,6 milioni contro i 73,4 dell’anno prima) o rimasti sostanzialmente stabili (i 385 pistoiesi più facoltosi, che si sono divisi 73,6 milioni di euro).
Anche all’altra estremità della scala sociale la pandemia non ha smosso gran ché la situazione economica dei contribuenti. I 15.678 pistoiesi che hanno dichiarato di incassare fino a 10mila euro di hanno messo insieme una ricchezza complessiva di 73,8 milioni di euro, una cifra appena appena più alta dei 73,7 dell’anno precedente. Resta il fatto, comunque, che anche le dichiarazioni 2021 fotografino la realtà di una città in cui quasi un contribuente ogni quattro tira avanti con poco più di 615 euro al mese.
In sintesi, il Covid ha tirato una mazzata non da poco alle classi medie, risparmiato i redditi più bassi e premiato (o almeno, non punito) quelli più alti.
Ma i dati del Ministero del Tesoro forniscono anche un identikit chiaro di quale sia stata, nel 2020, la categoria che ha pagato il conto più pesante: i lavoratori dipendenti. Sono la metà circa dei contribuenti, in cifra 33.714 su 65.548. Ma sommando tutte le dichiarazioni, si arriva a 701,8 milioni, contro i 717,1 dell’anno precedente. Come dire che dalle buste paga di questo esercito di lavoratori sono evaporati in un solo anno 15,3 milioni di euro, cioè ben più dei due terzi della ricchezza che manca all’appello. La stangata abbattutasi su questa specifica categoria vale il 2,13 per cento in meno rispetto all’anno precedente, a fronte di un calo complessivo – lo ricordiamo – che si ferma all’1,48 per cento.
Naturalmente il grande freddo ha pesato moltissimo anche sui redditi degli imprenditori e sui redditi da partecipazioni. Per questi ultimi (3.326 in tutto) è stato un bagno di sangue: da 54 milioni (2019) si è passati a 45,9, con un calo di 9 milioni circa e in percentuale un frana del 15 per cento.
Male anche per gli imprenditori in contabilità semplificata, che oltretutto sono scesi da 1.725 a 1.685: 30,8 milioni il totale delle loro dichiarazioni, contro i 34,6 dell’anno precedente.
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