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Апрель
2022

Seastock: lavori da 12,6 milioni: il progetto di Tosto in Regione

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TRIESTE. Salvo contrordini dell’ultima ora, Luca Tosto, amministratore delegato del gruppo abruzzese intitolato al padre fondatore Walter, giungerà oggi a Trieste per presentare in Regione il progetto di “revamping” mirato a mettere in sicurezza gli impianti di stoccaggio di Seastock, l’ex Depositi costieri.

Un intervento importante sul quale la Tosto punta 12,6 milioni di euro. In realtà si tratta di un’operazione combinata, nella quale - come spiega lo stesso Luca Tosto al telefono - accanto al “ringiovanimento” tecnologico dei serbatoi si metterà mano al raddoppio della capacità di carico terrestre, sia su gomma che su rotaia. Si rammenta che l’ex Depositi costieri schiera 26 serbatoi in grado di accogliere 130.000 metri cubi di combustibile tra gasolio e nafta.

«Sul rafforzamento del trasporto ferroviario - precisa Tosto - chiediamo il supporto dell’Autorità portuale attraverso la controllata Adriafer, che dal 2016 opera nell’ex area Depositi costieri garantendo il collegamento con la stazione di Servola».

L’obiettivo di ridare la capacità storica allo stoccaggio con «la più alta tecnologia possibile» (l’adozione del cosiddetto “doppio fondo”): dunque, questo è il messaggio che Tosto recherà all’attenzione dell’interlocutore regionale, pivot amministrativo nell’esame della proposta portata dall’imprenditore abruzzese.

In prospettiva si potrebbe aprire - come Tosto aveva già anticipato lo scorso agosto - l’ambizioso dossier di un impianto a idrogeno: quattro-cinque anni di lavoro con un budget assai consistente di 80 milioni, ma se ne parlerà più avanti. Intanto il gruppo abruzzese, proprio allo scopo di realizzare apparecchi ad altissima pressione per stoccare idrogeno, investirà 20 milioni nella costruzione di uno stabilimento a Chieti scalo - dove ha sede il quartier generale aziendale -, avendo ottenuto il permesso dal Comune dopo un iter iniziato nel 2017.

Con il progetto, con cui Tosto si presenterà in Regione, si chiude il primo capitolo dello sbarco triestino effettuato dal gruppo di Chieti. Nel dicembre 2020, mediante un’offerta di 6,4 milioni, il gruppo acquistò Depositi costieri messo all’asta dal curatore fallimentare Piergiorgio Renier.

La vicenda dell’azienda è piuttosto nota ma vale la pena riepilogarla: creata nel 1986 in sostituzione del vecchio scalo di San Sabba (si trova dietro la Risiera), dal 1991 al 2015 fu co-gestita da Eni e da Giuliana Bunkeraggi, l’impresa della famiglia Napp.

Nel 2017 Depositi costieri fu ceduto alla campana Life per 4,5 milioni, ma i soci vennero poi arrestati per false fatturazioni ed evasione dell’Iva: anche Franco Napp restò coinvolto nell’inchiesta, che travolse Giuliana Bunkeraggi, costretta a chiedere il concordato preventivo.

Il gruppo teatino, sorto nel 1960 a opera del “capostipite” Walter, è una realtà significativa nel settore dell’oil & gas per il quale progetta e realizza apparecchi tecnologici “in pressione” di grandi dimensioni. Mettendo insieme i sette siti in Abruzzo, le fabbriche Maraldi in Romagna e Belleli a Mantova, le presenze in Romania fattura circa 200 milioni con un margine operativo superiore al 10%. Occupa oltre un migliaio di addetti. —




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