Lutman unica donna in Italia al vertice Arpa: «La priorità è il cambiamento climatico»
TRIESTE. «Direttore o direttrice? Non ci faccio caso, non è una questione dirimente. Nel mio lavoro e nella vita privata non ho mai sentito la differenza di genere». Anna Lutman, pordenonese di nascita, studi a Gorizia e laurea a Trieste, oggi residente a Udine («e mio marito è carnico, mi sento cittadina del Friuli Venezia Giulia», sottolinea), è il nuovo capo dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. È stata nominata dalla giunta regionale e ha incassato anche i complimenti del Pd, partito di opposizione. Dice di essere «orgogliosa per l’importante incarico» e di non sentire «il peso delle aumentate responsabilità». È al vertice di una struttura che occupa circa 280 addetti tra tecnici della prevenzione, ingegneri, periti, fisici, chimici, biotecnologi, geologi, oltre agli amministrativi.
Dottoressa Lutman come sta il Friuli Venezia Giulia dal punto di vista ambientale?
«I problemi ambientali più importanti in regione sono legati a ciò che stiamo vivendo in linea con il resto del mondo, vale a dire i cambiamenti climatici».
Quali sono gli effetti più evidenti nella nostra realtà?
«Le temperature che stanno salendo e la frequenza e l’intensità delle piogge che sono diverse rispetto a 20 o 30 anni fa. E poi l’aumento delle temperature del mare, con l’arrivo di pesci che non sono tipici di queste latitudini, come la noce di mare per esempio».
Presto inizierà la stagione balneare: la qualità delle acque?
«Abbiamo tanti punti di monitoraggio, siamo avanti rispetto ad altre regioni. Controlliamo sia le falde, le acque superficiali e la laguna. Stiamo leggermente meglio del resto d’Europa per quanto riguarda i corpi idrici (laghi, fiumi, mare, laguna). I fiumi montani sono quelli che stanno meglio, rispetto a quelli che arrivano in pianura dove si rilevano piccole problematiche. Il mare, a parte qualche porzione, non sembra in sofferenza dal punto di vista ecologico. La qualità delle acque è mediamente buona».
Su cosa state lavorando attualmente all’Arpa?
«Dobbiamo cercare le sostanze inquinanti cosiddette emergenti. Abbiamo un laboratorio molto forte, molto valido, ho avuto il piacere di dirigerlo per tanti anni. Le sostanze emergenti sono, per esempio, i farmaci che vengono trovati nelle acque reflue. I Pfas (composti chimici utilizzati in campo industriale) sono da ricercare, ma qui in regione non ci sono le criticità rilevate in Veneto, possiamo stare tranquilli. Fino a oggi non si cercavano oppure gli strumenti non erano in grado di riconoscerli. Grazie ai fondi del Pnrr riusciremo ad acquistare nuova tecnologia e potremo avviare anche un ricambio di personale, le risorse umane sono fondamentali».
I cittadini, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e gli attacchi russi alle centrali nucleari, sono preoccupati. Qual è la situazione attuale?
«Abbiamo monitorato la radiottività in regione da quando è cominciato il conflitto, non è stata rilevata nessuna anomalia. In questi giorni, assieme alla Prefettura, abbiamo i nostri uomini sul campo per monitorare, 24 ore su 24, la portaerei americana Truman, a propulsione nucleare, che è in rada a Trieste».
Sul fronte dell’inquinamento elettromagnetico come siamo messi?
«Intanto diciamo che siamo l’unica regione che ha il catasto delle antenne, tutti cercano di copiare questo modello, frutto del lavoro fatto anni fa. L’Arpa in ogni caso non autorizza nuovi impianti, dà supporto ai Comuni, che poi decidono in autonomia».
Per limitare l’inquinamento serve un nuovo modello di mobilità. È d’accordo?
«Certo. Dovremmo iniziare ad avere una mobilità sempre più sostenibile, per evitare le emissioni di C02 nell’atmosfera. È indispensabile utilizzare di più i mezzi pubblici. Anch’io se posso mi muovo con l’autobus o il treno, nelle città è una cosa che si può fare».
Sull’ampliamento di Kronospan a che punto è l’iter autorizzativo?
«Noi diamo alla Regione i pareri ambientali, la procedura è in corso. I tempi? Sono dettati dai procedimenti amministrativi». —