Google, dall’11 maggio, eliminerà alcune app che non rispettano i suoi standard
Una decisione radicale, che punta chiaramente a eliminare violazioni della privacy altrui e a dare un contributo significativo a chi, inconsapevolmente, viene registrato mentre sta rispondendo a una telefonata. Google eliminerà dal Play Store tutte quelle applicazioni che, in sincronia con il numero di cellulare e con il registro chiamate, permettono agli utenti di registrare la voce della persona che sta rispondendo loro al telefono. Ma non solo: un recente aggiornamento delle sue linee guida permetterà a Google di imporre una stretta anche su diverse altre applicazioni che non rispondono ai suoi normali standard.
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Registrazioni chiamate, Google elimina le applicazioni utilizzate per questo scopo
La data indicata da Google come l’anno zero per questo servizio è l’11 maggio: tra meno di venti giorni, insomma, sul Play Store di Google non sarà più possibile rintracciare tutte quelle applicazioni che hanno nella registrazione delle chiamate il loro punto chiave. La domanda è: perché è stato possibile fino a questo momento per le app che registrano le telefonate agire in maniera indisturbata sul Play Store? Ci sarebbe dietro una questione di interpretazione dei regolamenti di accessibilità allo store online delle app per Google: in modo particolare, per favorire l’inclusività nell’utilizzo degli strumenti digitali da parte di non udenti o non vedenti, sono previste delle concessioni particolari agli sviluppatori. Sfruttando questa eccezione nel regolamento, chi ha progettato app per la registrazione delle chiamate si è mosso in questo solco, potendo dunque proporre il proprio servizio al resto dell’utenza.
La registrazione di una telefonata, pur essendo permessa, non può essere utilizzata se non viene chiesto il consenso dell’altra persona. Queste applicazioni rendevano molto più semplice, in teoria, questa violazione.
Le altre applicazioni che verranno vietate da Google
Le app per la registrazione delle chiamate non saranno le uniche a subire una stretta. Ad esempio, non compariranno più quelle applicazioni che travisano o non descrivono in modo accurato e chiaro la loro funzionalità (quante volte vi siete imbattuti in app che si intitolano “antivirus” e che, invece, descrivono soltanto come ripararsi dai malware senza offrire dei servizi veri e propri?).
Stop anche alle app che presentano contenuti o funzionalità mediche o relative alla salute che sono fuorvianti o potenzialmente dannose, e a quelle che rivendicano funzionalità che non è possibile implementare (quelle per sentire gli odori, ad esempio). Verranno rimossi, poi, i contenuti palesemente ingannevoli o falsi che potrebbero interferire con le procedure di voto, che dichiarano falsamente l’affiliazione a un ente governativo o che millantano relazioni con personaggi noti (anche se queste ultime non sono autorizzate: si pensi alle fan-app di diversi cantanti che vengono presentate come “app ufficiali” di quello stesso cantante).
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