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Апрель
2022

Processo Consip, l'ex ad Marroni: Lotti mi disse "sii gentile con Verdini, ci tiene su il governo""

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Nel maxiprocesso per il caso Consip è stato il turno del "grande accusatore", l'ex amministratore delegato della centrale unica di acquisti della Pa, Luigi Marroni, dalle cui dichiarazioni è nato il procedimento finito per competenza territoriale ai pm di Roma. Marroni è stato ascoltato oggi davanti ai giudici collegiali della Capitale in veste di testimone nel processo che vede impuntati, tra gli altri, l'ex ministro Luca Lotti, il padre dell'ex premier, Tiziano Renzi, l'imprenditore Alfredo Romeo e l'ex generale dell'Arma, Emanuele Saltalamacchia.

A tirare in ballo l'ex ministro e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Saltalamacchia era stato proprio Marroni, che ha riferito ai magistrati che erano stati loro due a dirgli che era in corso un'indagine a Napoli sulla società. Rispondendo alle domande del pm Mario Palazzi, il teste- chiave della Procura ha ricostruito l'intera vicenda in un racconto durato ore. Parlando del rapporto con Lotti e della fuga di notizie sull'inchiesta, che era stata avviata dai magistrati partenopei, Marroni ha ricordato che "poco prima che si venne a sapere delle indagini su Consip, l'allora sottosegretario Lotti mi ricevette negli uffici della Presidenza e poi quando uscimmo, davanti a Palazzo Chigi mi disse che c'erano indagini su Romeo e su Consip: mi disse "stai attento" e agitò il telefonino, alludendo alle intercettazioni. A me - ha proseguito - erano già arrivate segnalazioni sul rischio di intercettazioni e quando riferii all'allora presidente di Consip Luigi Ferrara mi disse che anche lui aveva ricevuto le stesse segnalazioni e che a dirglielo era stato il generale Tullio Del Sette".

L'ex numero uno di Consip si è soffermato su un incontro avuto, sempre con Lotti, nel gennaio del 2016. "Mi disse di essere "gentile con Verdini, che ci tiene su il governo"". Marroni ha raccontato, poi, di avere conosciuto Verdini alcuni mesi dopo, nel luglio del 2016. "Mi invitò a un pranzo e quando andai vidi che con lui - ha detto in aula - c'erano anche l'avvocato Piero Amara e l'imprenditore Ezio Bigotti. Quest'ultimo in particolare mi accusò di avere un atteggiamento troppo aggressivo verso alcune sue aziende con cui avevamo contenziosi in tribunale e di lì a poco la discussione salì di tono. Verdini intervenne dicendo di cercare di trovare una soluzione e Amara propose un incontro tecnico che non ci fu mai".

Parlando di Tiziano Renzi, l'ex ad ha affermato di essere stato contattato da lui nel settembre del 2016. "Mi chiese di incontrare un suo amico, il manager Carlo Russo (imputato nel processo - ndr) dicendo che aveva molti progetti. Poco dopo venni contattato da Russo, il quale mi disse che a dargli il mio numero era stato Lotti. Russo mi chiese di aiutare un'azienda nell'ambito di una nostra gara, spendendo con me i nomi di Tiziano Renzi e di Verdini, e mi disse che il mio destino professionale sarebbe dipeso da ciò che avrei fatto. Rimasi sorpreso, frustrato e umiliato da quelle minacce. Ero preoccupato e in effetti poi è andata come diceva Russo, perché alla fine sono stato cacciato e non ho più trovato un lavoro".




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